Gli Atani

“Avanti”

Non appena il Capitano Sisko ebbe pronunciato questa parola, la porta si aprì e il Connestabile Odo entrò nell’ufficio del Comandante della stazione.

“Mi ha fatto chiamare, capitano?”

“Sì, Connestabile. Volevo avvertirla che domani riceveremo una importante visita su Deep Space Nine: una delegazione Tartaliana arriverà qui insieme all’Ambasciatore Tartaliano e quello Bajoriano presso la Federazione. Ci sarà un incontro ad alto livello tra Bajor e Tartal. Data l’importanza dell’incontro e la sua delicatezza, sono massime le priorità di segretezza e di sicurezza.

Confidando nelle sue capacità organizzative mi sono permesso di informarla solamente adesso. Sono sicuro che riuscirà a garantire comunque un ottimo piano di sicurezza che non turbi la vita di Deep Space Nine. Ecco le indicazioni scritte degli ordini.” Spiegò Sisko.

“Mi perdoni, Capitano, ma non so nulla dei Tartaliani e le mie fonti nel servizio segreto bajoriano non mi avevano parlato di simili trattative.” Affermò stupito Odo.

“I Tartaliani sono un popolo di commercianti e sono molto scrupolosi nei loro traffici, prendendo tutto alla lettera. Qualche anno fa ebbero un incontro con i Klingon che ebbero da ridire sulla fornitura di minerale ordinata presso i Tartaliani. Da allora i Klingon non vedono di buon occhio i Tartaliani e data la presenza di Klingon nelle ex-colonie cardassiane, è stato necessario tenere la cosa segreta. Troverà tutte le informazioni sugli ordini. Buon giorno, Connestabile.”

Un poco seccato, ma soprattutto stupito della fretta con cui Sisko aveva chiuso il discorso, Odo rispose al saluto e uscì deciso per andare nel suo ufficio per studiare gli ordini e preparare il sistema di sicurezza.

Il giorno dopo, a mezza mattinata, in sala comando il maggiore Kira stava svolgendo il suo lavoro standard, quando ricevette una trasmissione ad alta priorità su un canale riservato della Flotta Stellare.

“Capitano, ricevo un messaggio ad alta priorità dalla Excalibur. E’ per lei. E’ l’ammiraglio Mc Farlan.”

“Sullo schermo” Rispose Sisko.

“Capitano Sisko! Che piacere vederla! E’ dai tempi dell’accademia che non ci vedevamo!” Esordì l’Ammiraglio, un uomo sui sessantacinque anni, con due gote rosse e un viso allegro. La sua corporatura era nella norma, ma iniziava a tendere un po’ ad ingrossarsi. Gli occhi azzurri erano molto vivaci e penetranti.

“Ammiraglio Mc Farlan, i miei saluti. Sì, è da quando io frequentavo i suoi corsi di Tattica Esplorativa all’accademia che non ci si vede.”

“Bhé, avremo tempo di parlare dei tempi andati quando arriverò su DS9 fra un’ora. Sono a bordo della Excalibur, e questo splendido ufficiale al mio fianco è il Capitano Teresa Alicante, comandante della Excalibur. Con noi viaggia la Valnug, comandata dal capitano Van Lossen. A bordo della Excalibur vi sono gli ambasciatori bajoriano e tartaliano presso la Federazione. Preparatevi ad accoglierci. Chiudo”

Dax guardava Benjamin Sisko con occhi stupefatti: la notizia aveva colto di sorpresa sia lei che il maggiore Kira che il Capo O’Brien e questa sorpresa si leggeva chiaramente sui loro volti, ma non su quello del capitano. Era evidente che doveva saperne di più.

Lunghi attimi di silenzio passarono prima che Dax si riprendesse dallo stupore e iniziasse a chiedere:

“Benjiamin, tu ne sai di più! Spiegaci qualcosa!”

“Sì, capitano. E chi sono i Tartaliani?” Incalzò il maggiore Kira.

“Avrete le risposte alle vostre domande fra due ore, in sala riunioni. Ora preparatevi ad accogliere i nostri importanti ospiti. Avete giusto il tempo per mettere l’alta uniforme e consultare il data base della federazione sui Tartaliani.”

Detto questo uscì con passo deciso, come di uno che non voleva altre domande.

Quando la ruota dentata del portello di attracco si mosse di lato, il capitano Sisko e gli ufficiali di Deep Space Nine si trovavano, nelle loro uniformi di gala, pronti ad accogliere l’ammiraglio e i suoi importanti passeggeri.

Il primo a varcare la soglia fu Mac Farlan; indossava l’alta uniforme che iniziava a stingergli in vita.

“Capitano Sisko! E’ un piacere venire sulla sua base! Conosce già l’ambasciatore bajoriano, non è vero?”

“Certamente” rispose Sisko, quindi si rivolse verso di lui “Ambasciatore Vidar, è un onore ospitarla su Deep Space Nine”

“Grazie Capitano. Il piacere è mio, specialmente perché vi salgo di mia spontanea volontà e non come prigioniero cardassiano come la prima volta…”

Il capitano Sisko era stato catturato da Mac Farlan e da Vidar e quasi non si accorse della piccola figura scura alla sinistra dell'ammiraglio, che non era però sfuggita a Worf e ad Odo, che si scambiarono un’occhiata stupita.

“Capitano” riprese Mac Farlan “lasci che le presenti l’ambasciatore tartaliano presso la Federazione, Bor’f’kthal, o, come preferisce essere chiamato, ‘Beeto’”.

La piccola figura allungò un esile arto dalle tre dita disposte a centoventi gradi l’una dall’altra verso il Capitano Sisko. Era alto sì e no sessanta centimetri ed era nero, ricoperto da una corazza chitinosa lucente e un poco iridescente, con sei arti, di cui quattro usati per la deambulazione. La sproporzionata testa per il piccolo corpo era chiusa in una specie di velo verde da cui fuoriuscivano solo i due grandi occhi arancioni, le forti mascelle e due coppie di antenne, una più corta dell’altra.

Una voce discretamente metallica uscì dal collare in cui era stato inserito il traduttore. Oltre al velo e al collare, l’unico altro oggetto era un medaglione a forma di foglia in argento, sostenuto da una elegante catena di rame intrecciata a forma di trifoglio.

“Capitano Sisko, sono lieto di fare la sua conoscenza.”

“Ambasciatore Beeto, il piacere è mio. Deep Space Nine è lieto di ospitare un così alto incontro diplomatico.”

“Grazie. Ora sarei felice di conoscere il suo staff.”

Il capitano Sisko fece strada e presentò ai tre i suoi ufficiali. Beeto si soffermò a lungo di fronte a Worf, senza che la sua espressione potesse tradire il minimo pensiero.

Terminò dicendo “Mancano solo il comandante Dax e il tenente Eddington, che sono al molo di ormeggio tre per accogliere i passeggeri della Valnug.”

“Bene. Come sa capitano io e gli altri del mio seguito alloggeremo sulla Excalibur, perché non vi sono alloggi a noi congeniali su Deep Space Nine. Ci rivedremo tra un’ora, alla riunione degli ufficiali. Arrivederci”

Così dicendo Beeto e gli altri due tartaliani che lo seguivano rimboccarono il molo d’attracco e risalirono sulla Excalibur.

“Capitano, porti me e l’ambasciatore al suo ufficio, perché la aggiorniamo sull’incontro tra bajioriani e tartaliani.” Esortò Mac Farlan.

Sisko li condusse via, lasciando i suoi ufficiali con delle espressioni esterefatte sui volti.

Il dottor Bashir fu il primo a scuotersi:

“Quello è un tartaliano?”

“Sembrava uno scarafaggio andoriano.” Rispose di rimando Worf.

“Da quello che ho potuto recuperare dai database della Flotta Steallare, “intervenne Odo” i Tartaliani sono un popolo di natura insettoide, praticamente la sola forma di questo tipo che abbia raggiunto e superato la tecnologia della plastica e dei combustibili fossili e sia mai arrivata ai motori ad impulso autonomamente. L’incontro con la Flotta Stellare avvenne trentacinque anni fa circa, quando la nave ‘Magellano’, una nave da ricerca, li incrociò per caso nello spazio. Si dimostrarono subito pacifici e con enormi difficoltà a causa del loro linguaggio basato su percezioni sia olfattive che uditive, si stabilirono subito delle relazioni.”

“Sì, ho letto che subito dopo furono incontrati anche dai Klingon e dai Romulani.” Aggiunse O’Brien “Hanno uno spirito commerciale e riuscirono a instaurare rapporti pacifici anche con loro. Ma la loro tecnologia non arrivava ai motori a curvatura.”

“Allora come facevano a fare i viaggi interplanetari?” chiese Bashir.

“Semplice, contando su generazioni successive di tartaliani.” rispose Odo “La vita media di un tartaliano è di diciotto – venti anni, ma in questo tempo è assai attivo. Dorme solo un’ora al giorno e il suo bioritmo è di trentadue ore, tempo della rivoluzione del loro pianeta natale. Comunque, al tempo del primo contatto, ne avevano colonizzati già altri sei.”

“Incredibile…” si lasciò sfuggire Bashir.

“Non credo che siano dei buoni guerrieri.” Intervenne Worf.

“Non lo so, comandante Worf, ma hanno avuto a che fare con i Klingon sette anni fa a causa di un trattato commerciale che era stato mal tradotto e che loro eseguirono alla lettera, facendo innervosire la sua gente, che decise di liberare la galassia dalla loro presenza, ma essi tennero testa alla piccola flotta klingon inviata appositamente per sette giorni, fino all’arrivo della flotta della Federazione che si fece garante della loro incolumità.” Fece notare Odo; la risposta di Worf fu una smorfia molto espressiva.

“Ora comunque la Federazione ha dato loro la tecnologia della propulsione a curvatura e ha collaborato alla realizzazione di nuove astronavi molto più veloci delle precedenti, con ambienti in grado di ospitare umanoidi. Imparano molto in fretta, “disse stupito O’Brien” almeno stando ai rapporti degli ingegneri incaricati di istruirli, e hanno apportato già alcune modifiche proprie alle tecnologie fornite loro.”

“OK, ma cosa c’entra Bajor con Tartal?” Chiese Kira.

Odo rispose prontamente: “Il campo in cui la loro tecnologia era più avanzato era l’agricoltura. Le loro tecniche di irrigazione e fertilizzazione del terreno e le tecnologie biologiche di difesa dai parassiti erano all’avanguardia, tanto che hanno insegnato qualcosa anche alla Federazione. I metodi che hanno utilizzato per fertilizzare Termal II, la loro quarta colonia, sono probabilmente molto adatti anche per far riprendere alcune aree di Bajor dalle conseguenze dell’occupazione. Questa è la materia dell’incontro. La segretezza è legata all’ostilità con i Klingon”

Il gruppo si diresse verso il bar di Quark, dove si sarebbero congiunti con Dax.

“Inoltre” proseguì Odo “contano su questo aiuto offerto a Bajor per essere ammessi al più presto nella Federazione.”

“Allora dovrò fare un corso d’aggiornamento di anatomia tartaliana!” esclamò Bashir.

“Ma lei Odo come ha fatto a leggere tutto questo in così poco tempo? Io ho avuto solo il tempo di leggere un articolo di un paio d’anni fa in cui si parlava della prima generazione di motori a curvatura completamente tartaliana” intervenne O’Brien.

“Io sono un lettore veloce, Capo.” rispose Odo “E poi non ho bisogno di cambiarmi d’abito per mettermi la divisa da gala.” Così dicendo Odo cambiò forma tornando alla normale divisa di capo della sicurezza. Ormai erano arrivati al bar di Quark.

Trovarono Dax ed Eddington con il capitano della Valnug, Erik Van Lossen, un umano biondo e dalla figura atletica, sui trentacinque anni.

“La Valnug non trasporta Tartaliani, è solo di scorta. E’ un vascello da guerra, mentre la Excalibur è una nave plurifunzionale, con speciali apparecchiature di rilevazione e quartieri alloggio modificabili per le missioni diplomatiche.” Terminò Van Lossen.

Dopo i convenevoli di presentazione, Van Lossen chiese del capitano Alicante; solo allora tutti notarono che non era scesa dalla Excalibur.

“Peccato che Teresa non sia qui, avrebbe sicuramente apprezzato questo liquore bajoriano, è molto tonificante.” Riprese Van Lossen, alzando il bicchiere in direzione di Kira. Dopo aver bevuto, terminò dicendo: “Conosco bene Teresa, era mia compagna di corso all’Accademia ai corsi dell’Ammiraglio MacFarlan. Ora, signori, vogliate scusarmi.” Così dicendo si alzò “I miei doveri mi chiamano sulla Valnug.”

“E’ meglio che seguiamo il suo esempio” affermò Bashir e annuendo anche gli altri si diressero all’uscita, ma Kira prima si rivolse ad Odo che sembrava assorto nei suoi pensieri.

“Odo!” Dopo non aver ricevuto risposta riprovò “Odo!”

“Sì, maggiore?”

“Cos’ha? E’ pensieroso…”

“Sì, ma non è nulla, devo preparare alcune cose per la riunione. Mi perdoni…” Così dicendo si allontanò, seguito da Kira.

Quark stava lucidando un bicchiere, quando Garak, alzandosi dal tavolo a cui era seduto, gli disse:

“Se continua così lo consumerà! Sono dieci minuti che lo sfrega col panno…”

“Come?”

“Il bicchiere, è meglio se lo appoggia…” Così dicendo prese il bicchiere dalle mani di Quark e lo appoggiò sul bancone.

“Vedo che anche lei Quark era attento alla conversazione che si teneva a quel tavolo… Magari mi sa dire chi sono i Tartaliani…” Chiese Garak.

Quark lo squadrò mentre faceva il più smagliante dei suoi sorrisi da cardassiano.

“Non lo so, ma ho intenzione di scoprirlo: sento la possibilità di profitti…”

“Comprendo.” Tagliò corto Garak, che aveva spento subito il suo sorriso alla risposta dell’interlocutore, e se ne andò, con una fretta assai sospetta a Quark.

 

La Sala Riunioni ospitava già tutti gli ufficiali della base, il capitano Sisko, l’ammiraglio MacFarlan e l’ambasciatore Vidar con la delegazione bajoriana, quando fecero il loro ingresso l’ambasciatore Beedo con tre tartaliani, subito seguiti dai capitani Alicante e Van Lossen, accompagnati da altri tre ufficiali della Flotta Stellare.

MacFarlan prese la parola, una volta giunto alla sua posizione.

“La Flotta Stellare vede di buon occhio questo possibile accordo tra i due popoli che spera entrino presto a far parte della Federazione. La minaccia Klingon, dopo la rottura dell’alleanza, è molto forte; non possiamo escludere che vengano tentate mosse contro i nostri ospiti, da qui il motivo della massima segretezza di questa missione.”

Proseguì Sisko.

“Gli ambasciatori si ritireranno fra poco nella stanza accanto per discutere i termini e i dettagli tecnici della fornitura di fertilizzatori a Bajor.”

“Nel frattempo” intervenne MacFarlan “voi, Connestabile Odo e tenente Eddington, discuterete le misure di sicurezza con il comandante Lunardi della Excalibur e il colonnello Zarte della Sicurezza Tartaliana.”

“Agli ordini, ammiraglio” rispose Eddington, mentre gli altri tre facevano un cenno di assenso con il capo.

“Mentre a tutti gli altri raccomando la massima discrezione su tutto questo, in particolare su quello che vi dirò ora.”

La curiosità innescata dalla frase dell’Ammiraglio era evidente sul volto dei presenti.

Indicando lo schermo sulla sua destra, sul quale apparve un’astronave con tre motori a curvatura, l’ammiraglio riprese.

“I Tartaliani hanno mandato qui parte della loro flotta,…”

O’Brien bisbigliò a Dax, seduta accanto a lui, “E’ una nave classe Tigre, la prima classe costruita con l’aiuto della Flotta Stellare.”

“… per la precisione un terzo di essa: una nave classe Tigre, tre classe Lupo, nove classe Volpe e ventisette classe Furetto. Porteranno qui i loro macchinari per la prova su Bajor. Inoltre garantiranno un pattugliamento dell’area contro i Klingon e forniranno una scorta al reggente T’mal che sta arrivando qui.”

“Specialmente quando la nave classe Tigre, la M’ukar, con altre navi minori “proseguì Sisko” andranno nel quadrante Gamma dove si spera storneranno l’attenzione dalla Defiant che trasporterà il reggente nel viaggio di esplorazione che vuole effettuare. A tal proposito, Capo O’Brien, farà le modifiche necessarie affinché l’alloggio degli ospiti della nave possa accogliere degnamente il reggente.”

L’ambasciatore Beeto aggiunse: “Sarà assistito dal nostro capo ingegnere Lacar’n’tal.”, smorzando sul nascere le proteste di O’Brien sulla sua totale ignoranza delle esigenze tartaliane.

L’ingegnere tartaliano fece un cenno di saluto ad O’Brien muovendo il capo su cui calzava uno strano copricapo verde dai brodi rossi.

“Anche il Capo Operazioni della Excalibur, il qui presente Olafsson parteciperà a questi lavori.” Intervenne per la prima volta il capitano Alicante. La voce fresca e ben modulata si addiceva perfettamente alla graziosa figura giovanile del capitano.

“Inizierete i lavori immediatamente, perché la flotta tartaliana è attesa per domani in mattinata.” Ordinò MacFarlan.

“Sissignore” fu la risposta di O’Brien, mentre sul volto di Worf si notava palesemente che non apprezzava l’idea che qualcuno modificasse la nave, ma i suoi pensieri furono interrotti da Sisko che si rivolse a lui:

“Comandante Worf, assistito dal comandante Livok di Vulcano, preparerà un piano di difesa in caso di attacco Kilingon alla base o alla flotta Tartaliana. Anche il colonnello Pukar’trim si unirà a voi in modo che possiate conoscere le caratteristiche delle navi tartaliane. Infine, Dax, tu aiuterai O’Brien.”

“Detto questo non c’è altro da aggiungere. Signori, potete andare, mentre gli ambasciatori possono ritirarsi a discutere i particolari dell’accordo.”

Dicendo ciò, l’ammiraglio MacFarlan pose fine alla riunione.

 

“I replicatori sono stati rimodulati in modo da fornire cibo tartaliano.” Annunciò soddisfatto O’Brien.

“Vediamo subito.” Affermò l’ingengere Lacar’n’tal. Si avvicinò al replicatore ed emise una serie di suoni intervallati da schiocchi e pause.

“Non funziona. Spiacente, Capo O’Brien.”

“Ma, lei ha chiesto qualcosa?”

“Sì. Una porzione di funghi tartaliani di palude con zuccheri di resina di conifera tartaliana.” Appena Lacar’n’tal terminò di parlare, il piatto apparve nel ripiano del replicatore.

“Vede che funziona?”

“Ho visto, Capo O’Brien, ma anche prima ho fatto la stessa richiesta nella mia lingua. Dovrò avvertire di utilizzare sempre i traduttori per poter servirsi dei replicatori. Bene, con questo credo che abbiamo finito. Sono le 34,21. E’ tardi, le nostre navi dovrebbero essere qui tra quindici ore tartaliane, avete appena il tempo per una dormita. Buona notte Capo O’Brien, buona notte Capo Olafsson.”

“Noi? E lei, Lacar’n’tal, non va a dormire?” Chiese Olafsson.

“No, noi tartaliani non dormiamo, siamo attivi 60 ore su 60.”

“Vorrà dire 24…”

“Secondo il vostro sistema di misura del tempo. Le nostre giornate sono composte da 60 ore tartaliane, che corrispondono quasi esattamente a 24 di quelle terrestri e della federazione. I tempi di rivoluzione sono pressoché identici tra la Terra e Tartal. Noi siamo molto attivi e infatti mangiamo molto di più di voi, in rapporto alla nostra massa. Avrà notato che le dimensioni dei piatti nel replicatore non sono differenti dalle vostre.”

O’Brien corrugò la fronte “E’ vero, ma pensavo che fosse solamente per non modificare ulteriormente altri parametri.”

“Anche nostra vita è più corta della vostre. Viviamo in media solo venti, ventidue dei vostri anni. E io ne ho già diciotto e mezzo. Ma rimaniamo attivi fino alla fine. Non esistono pensioni o istituzioni simili.”

“Incredibile!” Si lasciò sfuggire Olafsson.

“Il nostro conoscere viene tramandato di generazione in generazione in un modo molto più rapido che in molti altri popoli. Abbiamo certamente una vita molto più frenetica delle vostre.”

Terminato il discorso Lacar’n’tal salutò i suoi colleghi che si diressero verso il portello di attracco della Defiant. O’Brien stava manovrando un tricorder quando si fermò di colpo.

“Cosa c’è?” Chiese il Capo Olafsson, corrugando la sua fronte segnata dall’età.

“Strano.” Rispose O’Brien. “Stavo controllando di non aver dimenticato di fare nulla e stavo leggendo i parametri di bordo, quando ho rilevato un’anomalia, come se fosse stato attivato un teletrasporto di un qualche cosa di molto grande, come un replicatore industriale o un fertilizzatore come quello descritto dai tartaliani.”

“Saranno altre forniture per i tartaliani.” Concluse Olafsson. O’Brien annuì, ma non pareva affatto convinto mentre riprendeva la strada del suo alloggio, dove avrebbe finalmente riposato.

 

Nella stiva di carico numero sei una figura si aggirava nella penombra con fare molto circospetto. All’improvviso si fermò, ruotando su sé stesso e alzando il phaser che stringeva nelle mani.

“Fermo! Non è facile cogliere alle spalle un ferengi.” Esclamò Quark.

“E non è consigliabile puntare un phaser addosso ad un klingon!” Fu la risposta dell’altro soggetto mentre si scosta dalla pila di casse dietro la quale era posizionato. Quark abbassò il phaser e riprese:

“Sei tu Gok’tar?”

“Sì, sono Gok’tar, figlio di Nagak”

“Come ti dicevo, ho importanti informazioni per te…”

“Vieni al dunque ferengi, se vuoi guadagnarti il tuo latinum!” Tagliò corto il klingon afferrando Quark per il bavero.

“Ecco qui.” Quark estrasse un banco di memoria klingon. Gok’tar lo afferrò lasciando andare contestualmente Quark che si sentì più sollevato, nonostante il fatto che ora toccasse meglio a terra…

Un grugnito uscì dalla gola del klingon.

“Ferengi, non sai quali personalità tartaliane sono sulla base? Sai solo dirmi che vi sono tartaliani di alto rango?”

“Ti assicuro che non è stato facile sapere neppure questo… E’ probabile comunque che l’ostilità klingon non sia sufficiente a giustificare un tale riserbo. Inoltre, l’arrivo di due navi della Flotta Stellare e di vascelli diplomatici bajoriani confermano questa mia ipotesi.”

“Ferengi, ecco il tuo latinum. Ed ora non cercarmi più, altrimenti l’unico metallo che riceverai da me è quello della mia bat’leth…” Con questa minaccia Gok’tar lasciò Quark con in mano un sacchetto contenente il suo latinum.

 

Il capitano Sisko si era appena accomodato nella poltrona nel suo ufficio, quando qualcuno si annunciò alla porta.

“Avanti.”

Sisko appoggiò gli appunti che aveva in mano e si raddrizzò sulla poltrona guardando con aria interrogativa tutti i suoi ufficiali che entravano nella stanza.

“Sì?” Chiese.

“Ben,” Fu Dax a prendere la parola. “tu e l’ammiraglio ci state nascondendo qualcosa… Tutta questa segretezza è assolutamente eccessiva per un incontro che ha per tema dei fertilizzatori, anche con dei klingon arrabbiati nei paraggi…”

“Fertilizzatori che poi non sono assolutamente troppo diversi da quelli che la federazione può fornire a Bajior.” Aggiunse Kira.

“Inoltre,” intervenne O’Brien. “ho rilevato un teletrasporto di grandi dimensioni sulla Defiant mentre io e Olafsson stavamo lasciando la nave.”

“Ho controllato la Defiant e la stiva 2 è sigillata con un codice di sicurezza di altissimo livello. Non mi è possibile accedervi.” Era stato Worf a parlare.

“Se mi è permesso farlo notare,” intervenne Odo. “E’ assai strano che l’Ammiraglio MacFarlan, il maggior esperto di esplorazione stellare, sia stato incaricato di questa missione, interrompendo poi la sua licenza su Agon 3…”

“Vedo che si è informato, Connestabile.” Lo interruppe Sisko prendendo a giocare con la sua palla da baseball.

“Le mie fonte di informazione nella Federazione mi hanno anche detto che il Capitano Alicante è considerato il braccio destro di MacFarlan e pure il Capitano Van Lossen si era distinto nei corsi dell’Ammiraglio all’Accademia. La Excalibur è sì una nave plurifunzionale, ma è anche la nave dotata di maggiori apparati di scansione a lunga gittata della flotta. Invece la Valnug è un vascello da guerra dotato dei migliori sensori di rilevamento di tracce di motori a curvatura. Non le sembra strano?” Chiese ironicamente Odo.

“Infine, un terzo della flotta è troppo per una ‘gita’ nel quadrante gamma, anche con i klingon vicini.” Terminò Eddinghton.

“Avete finito?” Chiese più tranquillo Sisko.

“Sì, Ben, ma credo che tu debba ancora iniziare…” Rispose Dax.

“Avrete le vostre risposte tra mezz’ora sulla Defiant. Vi voglio tutti a bordo, tranne lei, Connestabile. Deve garantire la sicurezza della base e dei suoi ospiti.”

Odo sembrò turbato, cosa alquanto insolita.

“Ora andate.”

I sei lasciarono solo parzialmente soddisfatti l’ufficio di Sisko, ansiosi si saperne di più.

 

Gok’tar colpì sulla nuca il bajoriano della sicurezza che aveva avvicinato alle spalle e si fece avanti. Superò l’angolo del corridoio e si fermò di colpo: la guardia della Federazione all’altro angolo era stesa a terra, apparentemente svenuta. Gli si avvicinò lentamente e vide che la sua prima impressione era corretta. Decise di proseguire ugualmente. Sbirciò dall’altro angolo e vide che anche le due guardie all’imboccatura del portello di attracco della Excalibur erano a terra. Vide due figure varcare la soglia del portello. Le seguì con fare circospetto e un crescente nervosismo. All’imboccatura vide nuovamente le due figure girare un angolo all’interno della Excalibur.

Arrivò al corridoio dell’ambasciata tartaliana senza incontrare nessuno, cosa che non gli sembrò sul momento strana. Di fronte agli appartamenti dell’ambasciatore rivide i due figuri e capì che si trattava di Cardassiani.

Li vide forzare l’entrata e infilarsi nella porta con i phaser in mano. Deciso a non farsi precedere nella sua vendetta personale contro i tartaliani che uccisero suo fratello quando il suo falco da guerra aveva attaccato una nave tartaliana, si precipitò nella stanza. I due Cardassiani si girarono di scatto, ma Gok’tar ne polverizzò uno e intimò all’altro: “Non ti muovere!”

Il Cardassiano si bloccò e gettò a terra il phaser.

“Cosa ci fate qui, servi del Dominio?” Chiese sprezzante Gok’tar.

“Nessuno serve il Dominio! E tu cosa fai qui, attaccante a tradimento?” Rispose il cardassiano.

“Taci!” Il klingon lo colpì con il dorso del pugno, facendolo arretrare e scoprendo il cappuccio che copriva la testa al cardassiano.

“Ma tu non sei un militare!” Si lasciò scappare il klingon. “Cosa ci fai qui? Rispondi o ti mando a raggiungere il tuo compagno…”

“Era una compagna. Comunque, non lo dirò certamente ad un klingon che non si è ancora accorto che questi alloggi sono vuoti.”

Solo allora Gok’tar notò che non vi erano tracce di alcun ospite degli appartamenti. Inoltre non erano stati adattati per i tartaliani.

“E che è stato troppo facile arrivare fin qui…” Il cardassiano vide lo stupore e il disorientamento nel suo avversario e portò la mano dietro alla schiena e con un leggero movimento un phaser scivolò lungo la manica nella sua mano. Stava per scattare e colpire a morte il klingon, quando una poltrona al suo fiancò si mosse cambiò improvvisamente forma, afferrandogli entrambe le braccia in una morsa tenace. Contemporaneamente il comandante Lunardi e altri tre membri della sicurezza della Excalibur apparvero sulla soglia impugnando i phaser. Gok’tar fu colto di sorpresa e scattò, ma una scarica di phaser lo fece cadere a terra stordito. Dal suo nascondiglio dietro una pianta il colonnello Zarte uscì con il phaser ancora puntato.

“Non ti stupire,” disse Odo al cardassiano “neanche l’Ordine Ossidiano è a prova di errore…”

 

Sisko entrò in plancia della Defiant pochi minuti dopo l’arrivo della flotta tartaliana nello spazio attorno a DS9. Gli ufficiali erano tutti presenti; si leggeva sui loro volti, Worf compreso, la curiosità e l’impazienza.

“Dax, iniziamo le manovre di sgancio. Chiudere i boccaporti d’attracco.”

Tutti guardarono Sisko con un’aria interrogatoria, ma egli ripeté l’ordine:

“Manovre di sgancio. Chiudere i boccaporti d’attracco. Ogni cosa a suo tempo.”

Dax condusse la nave poco lontano dal punto di attracco, a un certa distanza dalla flotta tartaliana.

“Che rotta capitano?”

“Imposta rotta per le Badlands. Motori a tre quarti di impulso, quindi passa a curvatura 2. Dopo trenta secondi torna a pieno impulso e inverti la rotta dopo aver inserito l’occultamento.”

Lo stupore era totale in tutti. Non si aspettavano certamente ordini come quelli, aspettavano solo una spiegazione.

“Eseguire.” Continuò con la massima calma Sisko. Questa calma totale sembrava iniziare ad infastidire gli altri, specie il maggiore Kira.

Eseguirono gli ordini e, invertita la rotta e in occultamento, si riavvicinarono a massimo impulso verso DS9.

“Tra quanto giungeremo a DS9?” Chiese Sisko.

“Poco più di venticinque minuti.” Fu la risposta di Dax.

“Bene giusto il tempo per andare nella stiva 2 e spiegarvi cosa sta succedendo. Se volete seguirmi.” Sisko si avviò seguito dagli altri, ormai impazienti ed innervositi.

 

“Garak!” Odo entrò nel negozio del sarto cardassiano.

“Connestabile, a cosa devo l’onore della visita? Per caso vuole vedere bene qualche mio modello per imitarlo?”

“No. Volevo solo chiederle se sa che nelle ultime dieci ore dalla stazione sono stati inviati due messaggi criptati verso Cardassia, l’ultimo meno di tre quarti d’ora fa…”

“Connestabile, io non so nulla di queste comunicazioni…” Rispose sorridendo Garak “E non credo che essendo io cardassiano sia sufficiente questo per dimostrare che sia stato io a mandarle…”

“Ciò è incontestabile, ma Morn mi ha detto che era venuto qui proprio circa tre quarti d’ora fa per farsi aggiustare il vestito che aveva rotto cadendo da uno sgabello di Quark, ma ha trovato il negozio chiuso in pieno orario di apertura. Non è strana questa coincidenza?” Odo parlava girando lentamente attorno a Garak con le mani unite dietro la schiena. Nonostante ciò il sorriso di Garak non si era minimamente affievolito.

“E’ vero, perché ora che ci penso ero andato nel mio alloggio per prendere un nuovo rocchetto di filo di seta vulcaniana per completare il vestito di nozze del guardiamarina Wong. Lo vuole vedere? Non per essere immodesto, ma è proprio un modello molto riuscito, di raro gusto umano-cardassiano…” Garak si diresse verso un manichino al centro del negozio, dove vi era un magnifico abito da sposa bianco azzurro.

“E non è per caso che nel tragitto da qui al suo alloggio ha fatto una deviazione verso il pilone tre, dal quale è stata fatta la comunicazione?” Chiese con naturalezza Odo.

“No, connestabile, no!” Garak rispose con un tono che lasciava capire che era rimasto quasi offeso dall’insinuazione. “E poi sono solo un sarto in esilio, cosa dovrei comunicare in codice criptato verso Cardassia?” Completò la frase inclinando la testa e con un’espressione alquanto serena e cordiale.

“Se fosse proprio solo un sarto nulla, ma non credo che lei sia solo questo. Ma questa volta non ho altro da aggiungere, poiché non vi sono prove.” Odo fece per andarsene, ma si girò e indicò una spalla del vestito. “Ma la sua copertura da sarto potrebbe saltare se sbagliasse di nuovo a fare la cucitura esterna invece che interna…” Il sorriso si spense sulla faccia di Garak e si disegnò soddisfatto su quello di Odo mentre lasciava il negozio del cardassiano e questi comprendeva di rifare buona parte del proprio lavoro per un errore banale.

 

Sisko digitò il codice di apertura della stiva 2 e le porte si aprirono. Lacar’n’tal e un altro tartaliano scattarono verso l’ingresso con un gesto nervoso.

“Calma, calma!”

La voce del capitano Alicante tranquillizzò i due.

Gli ufficiali di DS9 furono stupiti di trovarsi di fronte i due tartaliani in compagnia del capitano e del comandante Livok. Il vulcaniano alzò il sopracciglio destro e si rivolse al capitano Sisko.

“Come mai questa visita inaspettata?” Chiese.

“I miei ufficiali hanno indovinato che c’era qualcosa che tenevo nascosto loro ed ora era il momento adatto perché sapessero di cosa si tratta. Vuole spiegarglielo lei, Capitano Alicante?”

La donna accennò positivamente con la testa e si spostò per avvicinarsi al grosso macchinario che era collocato la centro della stiva.

“Questo è un nuovo apparecchio che abbiamo intenzione di testare nel quadrante gamma. E’ frutto dell’ingegneria tartaliana. Si tratta del prototipo di un nuovo impianto di rilevazione di tracce di motori a curvatura a lunghissima distanza. Ed è in grado di funzionare in occultamento…”

O’Brien intervenne: “Su che principio si basano?”

“Sarò lieta di spiegarle il funzionamento del rilevatore se esso si rivelerà efficiente come noi supponiamo, dati i test preliminari.” Rispose il capitano Alicante.

“L’unico problema che ha è che ha un angolo di ricezione molto stretto, appena 6°. Vogliamo sperimentarlo nel quadrante gamma perché le navi del Dominio, per quel poco che ne sappiamo, hanno un motore a curvatura che produce tracce più marcate per questo rilevatore..” intervenne Lacar’n’tal.

“Vogliamo testarlo per vedere se siamo in grado di valutare l’estensione della zona controllata dal Domino.” Aggiunse Sisko.

“La sua portata è di sei volte superiore ai sistemi di rilevamento della Excalibur, come abbiamo già potuto constatare nello spazio tartaliano.” Terminò Alicante.

O’Brien non riusciva a credere che ciò fosse possibile, mentre tutti gli altri avevano un’aria perplessa almeno come il Capo delle Operazioni.

 

Quark dava segni di nervosismo ormai da due ore e solo Morn, l’unico cliente seduto al bancone, poteva non essersene accorto. Il ferengi continuava a lanciare occhiate all’ingresso e tutti i suoi lobi erano protesi per poter sentire il minimo rumore.

Quark appoggiò il bicchiere che stava pulendo e ne prese un altro in mano. Iniziò a fregare con forza e ridiresse lo sguardo verso l’ingresso del bar; sentì il bicchiere cambiare consistenza nelle sue mani e lo guardò inorridito. Lo vide contorcersi e cambiare forma. Con un piccolo urlo lo lasciò andare insieme allo strofinaccio e vide Odo prendere forma di fronte a lui con un sorriso soddisfatto.

“Quark, mi sembri molto agitato…” Disse con un sorriso beffardo.

“O… O… Odo! Vorrei vedere chiunque altro nella mia situazione!”

“Oh, ma io non parlo della mia mutazione nelle tue mani, ma del tuo continuare a fissare l’ingresso, come se tu stessi aspettando qualcuno…”

“Qualcuno? Io? Ah, sì, sto aspettando un carico di birra romulana…”

Odo si fece serio: “Ma la birra romulana è bandita dalla stazione…”

“Birra romulana? Ho detto birra romulana? No, mi sono confuso! Si tratta di birra cardassiana!”

“Certo.” Disse Odo portando la mano destra al mento e appoggiando il gomito dello stesso braccio su quello sinistro conserto sul petto, in atteggiamento di chi vuol riflettere. “Quella è legale, anche se con il sapore che ha e per il fatto che viene servita calda non so quanti avventori tra i tuoi, compreso Morn qui al mio fianco, te la ordineranno…”

“Lo so che sembra un azzardo, ma mi è stata venduta così a poco…”

Odo si fece assai serio e punto le braccia sul bancone guardando Quark dall’altra parte.

“Quark, smettiamo questa commedia! Stavi aspettando me, perché temevi che io scoprissi il tuo legame con il klingon che ho arrestato!”

“Klingon? Quale klingon? Hei Morn, tu sai di qualche klingon che è stato arrestato?”

Morn rispose sollevando le spalle.

“Visto, Odo, qui nessuno ne sapeva niente…”

odo si fece ancora più minaccioso e duro: “Sono sicuro che abbia avuto da te il banco di memoria che gli ho trovato addosso, anche se di tecnologia klingon perché tu sei l’unico qui, a parte Worf che posso già escludere, a poterne avere…”

“Odo… qualcun altro potrebbe…” riprese Quark agitandosi un poco.

“No, Quark, nessun altro! E ti assicuro che non so come, ma dimostrerò che tu hai compiuto un atto di spionaggio, il che sarebbe sufficiente a bandirti a vita da DS9 e dai territori di Bajor e della Federazione. Ti vedrò andartene con la coda tra le gambe…”

Quark prese coraggio dalle affermazioni di Odo che erano sì minacciose, ma palesavano la sua mancanza di prove. Almeno al momento.

“Credo che la tua ricerca di prove sarà vana, dato che io non ho fatto nulla. E se non hai altro da dire, magari qualcosa di più concreto, potresti lasciarmi ai miei affari e ai miei clienti.” Indicò beffardo Morn che si era addormentato sul bancone.

Odo riacquistò stranamente la sua calma e uscì a passo deciso ma non agitato dal bar di Quark, il quale, una volta sicuro che Odo se ne fosse andato, si lasciò andare su uno sgabello con un grande sospiro e sollievo.

 

“Capitano, siamo nei pressi di DS9. Attendo ordini.” Dax guardò Sisko non appena ebbe finito la frase.

Il capitano, dalla sua poltrona sulla plancia della Defiant osservò lo schermo sul quale si notavano le navi della classe furetto della flotta tartaliana in pattuglia attorno alla stazione e le navi presenti. Le contò mentalmente e capì che erano tutte fuori dalle loro astronavi madri; poco più grosse di un runabout, erano meglio armate e più veloci, ma di limitato raggio. Venivano generalmente trasportati dalle navi di classe superiore. Nove furetti in ogni nave tigre e tre in ogni nave lupo. La classe volpe era troppo piccola per poterne contenere. L’ammiraglia trataliana, classe “Orsa”, viceversa, portava ventisette furetto.

“Rotta per l’ingresso nell’hangar della M’ukar.”

“Bene capitano.” Dax solo allora notò che la nave tartaliana aveva i portelli dell’hangar aperti.

Con una manovra non troppo semplice entrarono nella M’ukar. L’hangar poteva contenere la Defiant con uno scarto minimo laterale.

La M’ukar percepì l’arrivo della Defiant e chiuse i portelli, quindi la Defiant, su ordine di Sisko, si disoccultò. La nave tartaliana, con altre nove di altre classi, si diresse verso il tunnel spaziale e lo attraversò.

 

Il reggente T’mal apparve sullo schermo di Sisko.

“Benevenuto, Capitano.”

“Grazie a lei, Reggente.”

“Qui siamo pronti. Abbiamo disposto la flotta come previsto. Apriamo ora i portelli; appena sarete fuori, inizieremo il tragitto previsto. Il randevouz è previsto tra sette delle vostre ore. Buon viaggio e tornate con buone notizie…”

“Saranno eccellenti, Reggente, non dubiti. Passo e chiudo.” Sisko si rivolse dunque a Dax:

“Occultamento. Portaci fuori di qui e quindi rotta per il territorio del dominio a massima curvatura.”

 

Sisko rientrò in plancia poco dopo aver ricevuto comunicazione del raggiungimento dello spazio del Dominio.

“Dax, situazione?” Chiese sedendosi.

“Siamo in posizione, Ben. Scudi al massimo, armi pronte, motori in standby. Lacar’n’tal è pronto per la sperimentazione del rilevatore. Al tuo ordine possiamo incominciare.”

“Ingegnere Lacar’n’tal, come pensa di procedere?” Domandò Sisko.

“Il rilevatore impiega circa cinque minuti a ricevere i dati relativi ad un cono con un angolo di 6° al vertice, fino alla sua portata massima. Effettueremo una diagnostica di venticinque punti di rilevamento, rimanendo in posizione stazionaria con la Defiant. Impiegheremo dunque circa due ore e mezzo a completare la raccolta dei dati. Quindi avremo ancora tre ore e mezzo per dirigerci al randevouz.”

“Bene iniziate subito. Comandante Worf, a lei la plancia. Mantenga gli occhi aperti sulle navi del Dominio. Io sarò nella stiva di carico due.” Così dicendo si alzò e attraversò la porta della plancia.

 

Odo passeggiava tranquillamente, quando Rom lo urtò, facendo cadere due oggetti.

Il Connestabile ne raccolse uno e lo mostrò a Rom chiedendo:

“Non si tratta forse di un riprogrammatore di banchi memoria klingon?”

“No, connestabile. E’ un rifasatore di matrici per banchi di memoria klingon…” Rom si interruppe immediatamente, capendo di colpo di essersi fatto sfuggire troppo.

“E cosa ci fa un ferengi su una stazione di costruzione cardassiana, attualmente occupata da bajioriani e membri della Federazione, con un attrezzo klingon?” Odo inclinò la testa, per dare maggiore enfasi alla domanda.

“Fa parte di attrezzi vecchi che devo buttare, dato che non mi saranno più utili dopo la rottura dell’alleanza tra klingon e Federazione… Dubito che altri klingon arrivino qui… Posso?” Rom allungò la mano per prendere l’attrezzo, ma Odo ritrasse la mano e afferrò il sacchetto che Rom stava portando.

“Humm. Si tratta di soli attrezzi per apparecchiature klingon. E come li hai avuti?” Chiese.

“Li ho comperati ad un ingegnere klingon quasi due anni fa, quando uno sparviero aveva attraccato qui per riparazioni.” Rispose Rom.

“E da allora non li hai mai usati?” Incalzò Odo.

“Ehm, veramente…”

Rom fu bruscamente interrotto da Quark che afferrò dalle mani del connestabile la borsa.

“No, non li ha mai usati. Glielo avevo detto che non era un buon affare, non ha lobi adatti per queste cose…”

“Veramente fratello…”

“Non tentare di giustificarti!” Lo zittì Quark. “Hai fatto un buon affare. Anche i migliori ferengi possono fare affari cattivi, figuriamoci tu! Ed ora, muoviti che devi riprendere servizio al bar.”

Odo li vide allontanarsi con Quark che spingeva Rom con una mano sotto alla spalla e la borsa degli attrezzi klingon nell’altra, voltandosi spesso indietro.

 

Lacar’n’tal mosse velocemente le proprie dita sulla console del rilevatore. Ripetè la stessa sequenza di tasti almeno sei volte, prima che si sentisse la voce di Dax dalla plancia.

“Lacar’n’tal, non riceviamo più letture della vostra apparecchiatura, ci sono problemi?”

Sisko e O’Brien, poco distanti, interruppero immediatamente la loro discussione e Alicante alzò lo sguardo dal proprio computer. Tutti si voltarono verso il piccolo tartaliano.

“L’apparecchiatura è perfettamente funzionante, non ci sono guasti.”

Dax dalla plancia ribatté: “Ma noi non riceviamo più alcun dato…”

“In realtà i dati ci sono, ma sono fuori scala.” Affermò Lacar’n’tal.

O’Brien si avvicinò e chiese: “Cosa può aver provocato una mole di tracce di motori a curvatura così grande da essere fuori scala?”

Lacar’n’tal tentennò un attimo e poi rispose: “Può essere una flotta di almeno sei navi in viaggio attraverso una rotta completamente all’interno del cono del rilevatore, ma a non più di trenta anni luce…”

Sisko non lo lasciò terminare: “Se così fosse, potremmo trovarci di fronte una flotta del Dominio fra poco. Sisko a plancia, allarme giallo. Torno in plancia.” Usci, seguito dal capitano Alicante:

“Vengo con lei, capitano Sisko.”

 

Sisko raggiunse la plancia mentre Lacar’n’tal la chiamava dalla stiva:

“Se la mia ipotesi è giusta, la flotta dovrebbe essere a portata dei sistemi di rilevamento della Defiant. Provate a controllare.”

Dax digitò sulla consolle e poi si girò sconsolata verso Sisko.

“Non c’è alcuna traccia di nave in avvicinamento o in allontanamento, e neanche di navi passate da poco entro i trenta anni luce.”

Sisko rifletté un attimo e poi chiese: “ Lacar’n’tal, ha altre ipotesi?”

Intervenne O’Brien: “O’Brien a Sisko. Con l’ingegnere qui abbiamo trovato un modo per poter leggere più chiaramente i dati del rilevatore tartaliano. Dovrò collegarlo ai sistemi di rilevamento della Defiant. Ci vorranno pochi minuti, ma questi ultimi non funzioneranno per tutto il tempo di prova.”

“Praticamente dovremmo essere ciechi in tutte le direzioni, tranne per il piccolo cono di fronte a noi? E’ un rischio troppo grosso…” Worf espresse la propria contrarietà.

“Quanto tempo ci vorrà, una volta collegato il rilevatore?” Chiese preoccupato Sisko.

Lacar’n’tal rispose “credo meno di cinque minuti per avere una lettura in scala, in grado di darci qualche risposta in più.”

“Dobbiamo rischiare, faccia pure O’Brien…” Decise Sisko.

“Non sarà necessario, Ben, guarda davanti a noi!” Dax indicò lo schermo.

Worf intervenne: “Dodici navi in fase di disoccultamento dritte di prora. Arrestano i motori.”

O’Brien dalla stiva chiese: “Del Dominio?”

Sisko le osservò velocemente e poi rispose: “No, non credo, non sono simili ad alcuna nave che abbiamo già visto…”

Dax parlò nuovamente: “Ricevo una serie di messaggi che non riesco a decifrare. Ogni nave ne trasmette una.”

“Signor Worf, situazione tattica?” Lo interrogò Sisko.

“Nessuna arma è puntata su di noi e i loro scudi sono alzati ma solo al venti per cento circa delle potenzialità. Appena sufficiente ad impedire un teletrasporto.”

“Siamo sondati, capitano.” Intervenne Alicante. “Stanno cercando di avere dati su di noi.”

“Danni al sistema di occultamento?” Chiese Sisko.

“Nessuno.”

“Allora come fanno a sapere che siamo qui? E chi sono? E come fanno ad avere un sistema di occultamento?” Si domandò ad alta voce O’Brien, che era giunto nel frattempo in plancia con Lacar’n’tal.

“Non lo so capo, ma dobbiamo scoprirlo.” Affermò Sisko. “Worf, disattivi l’occultamento. Dax, come va con la decodifica?”

Worf con un mugugno di disapprovazione disattivò l’occultamento.

Dopo pochi secondi tutte le navi di fronte a loro tornarono in occultamento, tranne una.

“Le altre navi si stanno allontanando.” Interpretò Dax. “Una sola secondo i sensori rimane, è quella disoccultata. E’ la sola a trasmettere. Ecco, ecco, ho decifrato la trasmissione!”

“Sullo schermo!”

Una figura umanoide, con i lobi delle orecchie congiunti con gli zigomi e profonde rughe sulla fronte, con una pelle di un colore verde chiaro, apparve sullo schermo.

“Avac-Cava degli Atani ti saluta, straniero. Veniamo in pace e chiediamo aiuto.”

 

Continua?

Stefano Groppi