Se devo essere sincera, per i primi cinque libri ho sempre riservato scarsa attenzione al “diabolico” Professor Piton. Mi ero sempre limitata a considerarlo l’ex nemico di James Potter che faceva ricadere il suo odio verso il figlio, e che, grazie al suo aspetto sgradevole, ai suoi modi di fare da viscido serpente e ad un comportamento indubbiamente ambiguo, era perfetto per trarre in inganno i lettori e indurli a giudizi affrettati. Le cose sono cambiate con “Il Principe Mezzosangue”, e non avrebbe potuto essere altrimenti. La morte - a quanto pare non più presunta se vogliamo fidarci della Rowling - di Silente mi ha colpito, perché era forse la figura più rassicurante, dolce e forte della saga, perché, nell’atmosfera cupa che calava a poco a poco sulle vite dei protagonisti, sembrava la sola certezza, la sola luce. Come era possibile che il solo mago di cui Voldemort avesse paura, il vecchio scaltro, attento e potente che aveva dato prova di sé in tutti gli altri episodi si facesse piegare da Piton, implorandolo, lasciando irrimediabilmente solo Harry?

Ho sempre avuto troppa stima nel Preside per credere ad una fine tanto insulsa. Per questo ho cominciato a riflettere sui tanti piccoli indizi sparsi nei vari libri, dalle considerazioni sulla morte fatte in più occasioni alla fiducia, mai negata, nemmeno nei momenti peggiori, a Piton, dalla modalità dell’Avada Kedavra lanciato sulla Torre di Astronomia alla discussione nella foresta proibita in cui l’insegnante di pozioni tentava di rifiutarsi di portare a termine qualcosa, senza dimenticare la sua reazione feroce durante la fuga… Per quanto sembrasse tutto complicato e assurdo c’era un filo logico.

Mi misi a cercare su internet e potei constatare che altri avevano i miei stessi dubbi: non ero l’unica visionaria a pensare che l’assassinio fosse stato precedentemente concordato. Grazie ad un articolo apparso su Fantasy Magazine, scoprii che era in corso un processo in piena regola ai danni del nostro Severus, ad ebbi finalmente la possibilità di confrontare le mie teorie contorte con quelle di altri appassionati. Se non sbaglio il mio primo intervento fu una risposta inviperita ad un commento dell’accusa per la quarta imputazione (l’omicidio volontario). Partecipare è stato divertentissimo ed utile, visto che, nel corso dei mesi, sono state apportate prove e deduzioni che hanno sostenuto, messo in crisi e a volte stravolto la visione dei fatti che avevo. Entrare a far parte del GIP-GUP ha finito per trasformarmi in una sfegatata fan di Piton (provate a parlare con Ida e non riuscirete a farne a meno!), e credo che non dimenticherò facilmente battute e discussioni sul materiale che ci è stato mandato giorno per giorno… Mesi e mesi a rileggere la saga di Harry Potter, le prove e i commenti relativi mi hanno fatto letteralmente scoprire il personaggio più complesso che la mente della Rowling sia riuscita a partorire - il fatto che gli stessi elementi siano stati considerati sia per condannarlo all’inferno che per farlo apparire come un eroe è molto significativo.

Inutile dire che arrivati alla fine del processo avrei voluto vedere Snape completamente prosciolto. Va detto che il mio desiderio è quasi stato avverato: per l’accusa di omicidio volontario è risultato innocente con un’alta percentuale di voti ed è stato scagionato, anche se per un margine minore, dell’accusa di essere ancora mangiamorte. Mi ha lasciato un po’ perplessa l’incertezza sulla terza imputazione. Ammetto che sia sempre stato sleale e persecutorio verso alcuni studenti, che un insegnante simile al liceo mi avrebbe provocato istinti violenti, ma questo non toglie che un caratteraccio da zitella inacidita non sia abbastanza per provocare danni psicologici agli alunni.

In ogni caso, la nostra sentenza - e con nostra intendo di tutti i lettori che hanno voluto dire la loro in questa corte virtuale - è stata emessa, e non ci resta che aspettare che il settimo e ultimo libro (lacrimuccia…!) ci dia ragione o torto. A mio avviso questo povero professore bistrattato si meriterebbe una riabilitazione in piena regola… e, se un processo non dovesse bastare, la prossima volta potremmo provare con una petizione!