Tribunale del Wizengamot

Presso il Ministero della Magia di Londra

 

 

 

 

E’ comparso avanti questo Tribunale Ill.mo l’imputato Severus Piton, nato a Londra il 9.01.1960, ivi residente nel quartiere babbano di Spinner’s End, per essere giudicato sui seguenti capi d’imputazione:

 

-        Associazione sovversiva reiterata, per aver l’imputato, in modo criminoso, con atto di tradimento e con premeditazione, fatto parte dell’illegale organizzazione criminale, volgarmente chiamata “Mangiamorte”:

     a) In quanto non ha mai realmente cessato di esserne membro;

     b) In quanto è tornato ad esserne un membro dopo la ricomparsa del capo di detta organizzazione criminale, conosciuto col nome di Lord Voldemort.

 

-        Abuso di autorità per aver l’imputato, nella sua veste di insegnante presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, in diverse occasioni e sotto l’apparenza di legittime punizioni scolastiche, aggredito e percosso minori verso i quali egli era in loco parentis (faceva le veci dei genitori), con l’utilizzo di vari mezzi magici e/o materiali e/o psicologici, provocando rilevanti danni fisici e/o psicologici ai suddetti minori.

 

-        Omicidio volontario per aver l’imputato, con intenzione criminosa e premeditazione, ed espressamente di sua propria volontà, attaccato Albus Silente con l’intento di causarne, tramite mezzi magici, la morte o gravi danni corporei :

 I) usando la Maledizione che Uccide,

o alternativamente

 II) provocando la caduta del suddetto Albus Silente dalla Torre di Astronomia della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

il tutto:

      a) espressamente contro la volontà di Albus Silente

      b) abusando della fiducia da quest'ultimo riposta nello stesso imputato

      c) approfittando dell'incapacità della vittima di difendersi pienamente essendo Albus Silente privo della propria bacchetta e, quindi, disarmato.

 

 

A seguito dello svolgimento dell’istruttoria e a conclusione dell’iter processuale, sulla scorta di documenti e testimonianze, si è evidenziato in punto di fatto che:

 

-        L’imputato era già stato sottoposto in passato a questa Ill.ma Corte per essere giudicato in ordine all’accusa di Associazione sovversiva risultando prosciolto con formula piena da ogni addebito, anche grazie alla testimonianza del defunto Albus Silente.

-        L’imputato ha svolto (dal 1981 al 1997) attività di insegnante presso la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ricoprendo per quindici anni la cattedra di Pozioni ed, infine, nell’ultimo anno di attività alle dipendenze del preside Silente, quella di Difesa contro le Arti Oscure.

-        L’imputato è stato membro attivo della società segreta, volta alla lotta contro Colui-che-non-può-essere-nominato, a nome Ordine della Fenice, capitanata da Albus Silente. Associazione per la quale, a richiesta di Silente, l’imputato tornò nel 1995 tra le file dei Mangiamorte per spiarli.

-        Nel 1997 (anno corrente) l’imputato, dinnanzi a diversi testimoni, ha pronunciato un incantesimo che ha causato la morte di Albus Silente (sebbene questa corte si riservi di ritornare sul punto) e si è poi dato alla fuga in compagnia di alcuni Mangiamorte e del giovane Draco Malfoy.

 

Si osserva in punto di diritto che:

 

-        In ordine al secondo capo d’imputazione (Associazione sovversiva reiterata)

a)      E’ provato che l’imputato ha tenuto, negli anni che vanno dal 1981 al 1995 (cioè dalla scomparsa al ritorno di Voi-sapete-chi) e poi dal 1995 al 1997, condotta specchiata e onesta.

b)      egli, durante tutto il lasso di tempo considerato, ed in particolar modo dal 1981 al 1995, ha sempre eseguito gli ordini di Albus Silente, sia in qualità di Professore, sia in qualità di membro attivo del succitato Ordine della Fenice, evitando anche, con la sua pronta reazione, pericoli al giovane Harry Potter e ai suoi amici, salvandoli più volte da morte certa (Imputazione 2, prova 143; Rapporti di Piton con l’Ordine della Fenice e Imputazione 2, prova 2; Piton aiuta i buoni). Di ciò la difesa ha fornito svariate prove certe.

c)      Molteplici testimonianze hanno evidenziato che, in tutto il periodo analizzato, Albus Silente, mago potente e scaltro, nonché grande conoscitore dell’animo umano (anche in ragione dell’esperienza dovuta all’età veneranda) ha sempre dimostrato è ribadito più volte (anche dinnanzi alle insistenze in senso contrario di Harry Potter) piena e incondizionata fiducia nei confronti dell’imputato. Fiducia mai scalfita da alcuna insinuazione malevola e supportata nei fatti da svariati gesti compiuti da Piton, così come fatto osservare dalla difesa (Imputazione 2, prova 32; La fiducia di Silente in Piton).

d)     L’imputato, ad esempio, fu il primo ad avvisare Silente e l’Alta Autorità Magica (nella persona del Primo Ministro allora in carica: Cornelius Caramel) del ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Sempre l’imputato sventò, dando l’allarme presso la sede dell’Ordine della fenice, una pericolosa incursione presso l’Ufficio Misteri del Ministero della magia. I due fatti sono stati provati dalla difesa con dovizia di particolari. Anche in questo la giuria e la Corte tutta hanno ravvisato riprova della fedeltà dell’imputato a Silente (poiché tale comportamento appare macroscopicamente incompatibile con la lealtà verso i Mangiamorte ed il loro leader) e della correttezza della fiducia di quest’ultimo in Piton.

e)     E’ altresì provato, oltre ogni ombra di dubbio, che l’imputato ha personalmente salvato in più occasioni – o comunque contribuito più volte a salvare - Harry Potter da morte certa. (Imputazione 2, prova 43; Perché Piton non uccide Harry). In ciò l’Ill.mo Tribunale e i giurati hanno ravvisato un comportamento dell’imputato assolutamente incompatibile con la sua appartenenza all’associazione sovversiva dei Mangiamorte, capitanata da Tom Riddle. Essendo Voi-Sapete-Chi il più acerrimo nemico di Harry Potter (che ha tentato più volte di uccidere) ogni Mangiamorte che gli sia realmente leale e devoto mai avrebbe ostacolato i piani del proprio Signore, specialmente salvandone il più pericoloso rivale.

f)        E’ dimostrato che l’imputato perdurò nel proteggere Potter anche dopo la morte di Albus Silente. Durante la fuga che ne seguì, infatti, Piton colse l’occasione per impartire (sia pure velatamente) al ragazzo alcuni ultimi consigli e lo salvò dalla Cruciatus di uno dei Mangiamorte. Inoltre, pur avendo Potter alla propria mercé, totalmente inerme e disarmato, non compì alcun tentativo per consegnarlo nelle mani di Tom Riddle ed anzi incitò più volte il manipolo dei Mangiamorte a lasciare al più presto la scuola disinteressandosi del giovane. Piton agì, quindi, ancora una volta, in maniera del tutto incongrua con la supposta appartenenza alle schiere di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato (Imputazione 2, prova 71; Duello con Harry dopo l’assassinio).

g)     Si ritiene dunque fondata la tesi difensiva secondo la quale Piton ha sempre e soltanto finto di essere un Mangiamorte, allo scopo di carpire utili informazioni da riferire ad Albus Silente, a tutto vantaggio dell’Ordine della Fenice. Né l’accusa ha potuto fornire argomentazioni sufficientemente credibili e risolutive in senso contrario, in particolare per quanto riguarda le affermazioni rilasciate dall’imputato stesso in presenza di Narcissa e Bellatrix Lestrange (e con tutta probabilità di Peter Minus, intento ad origliare la suddetta conversazione). Ha asserito l’accusa che tali dichiarazioni siano da intendersi alla stregua di una confessione da parte dell’imputato. Anche alla luce di quanto finora detto nei precedenti punti, appare però assai più convincente la logica spiegazione difensiva che ricostruisce il succitato dialogo come il normale e coscienzioso agire di una spia leale a Silente atto a conservare la propria copertura. Particolarmente rilevante in tal senso è l’osservazione della difesa sulle circostanze in cui l’imputato pronunciò le proprie affermazioni: nell’immediato ed urgente interesse di carpire un’informazione segreta che poteva rivelarsi di vitale importanza e dinnanzi a due Mangiamorte, una delle quali (assai vicina allo stesso Tom Riddle) lo accusava di aver tradito. Non una confessione, dunque, ma come comprovato una lunga serie di menzogne e mezze verità riferite allo scopo di stornare da se pericolosi sospetti e poter continuare nel proprio ruolo di spia la ricerca (anche nell’immediatezza) d’informazioni (Imputazione 2, prova 37; Le giustificazioni di Piton a Bellatrix).

h)      E’ altresì dimostrato che l’imputato era perfettamente in grado di svolgere il proprio incarico di spia a favore dell’Ordine, poiché era in grado di ingannare, con la propria eccellenza nell’arte dell’Occlumanzia, anche un Legilimante potente come Tom Riddle. Lo stesso imputato, però, come provato dalla difesa non avrebbe voluto né potuto volgere tale abilità contro Albus Silente. Ciò costituisce ulteriore indizio a suo favore. Da tale circostanza, inoltre, risulta pienamente comprovato che l’imputato, per difendere la propria copertura, mentì anche a Bellatrix Lestrange, poiché sappiamo che in sua presenza affermò che nessuno è in grado di ingannare Voi-Sapete-Chi, contraddicendo così quanto da lui stesso affermato e dimostrato con i fatti in passato, dinnanzi a Harry Potter. Date le risultanze difensive, la Corte e i giurati ritengono che Piton abbia dichiarato il vero dinnanzi a Potter, ed invece mentito dinnanzi alla Lestrange (Imputazione 2, prova 94; Legilimanzia e Occlumanzia).

 

-        Tutto ciò detto, non è invece risultato in alcun modo provato che

a)       durante tutto il periodo di tempo considerato l’imputato abbia continuato a intrattenere relazioni con l’associazione sovversiva dei Mangiamorte (e con Voi-sapete-chi, non appena risorse) ad altro scopo se non quello di spiarli su incarico e a vantaggio di Albus Silente e dell’Ordine della Fenice. (Imputazione 2, prova 48; Rapporti di Piton con Voldemort e imputazione 2, prova 15; Rapporti di Piton con i Mangiamorte).

 

-              In ordine al terzo capo d’imputazione (Abuso d’autorità)

a)      E’ provato che l’imputato ha svolto diligentemente il suo ruolo di insegnante presso la scuola di Magia e stregoneria di Hogwarts e che spesso e sovente i suoi insegnamenti, anche quelli impartiti in occasioni particolari (quali la dimostrazione per il Club dei Duellanti, fondato dal Professor Gilderoy Allock e le indicazioni per spronare Harry Potter dopo la morte di Albus Silente, sia pur date durante uno scontro con lo stesso e condite di sarcasmo), sono stati di utilità ed importanza vitale per la salvezza dei suoi allievi e per la lotta di Harry Potter contro Tom Riddle (Imputazione 3, prova 172; Metodi d’insegnamento di Piton e imputazione 3, prova 10, Piton aiuta Harry ed altri). Molti testimoni hanno riferito in relazione alla sua severità e ai suoi modi a volte giudicati parziali o eccessivamente duri. L’Ill.mo Tribunale deve però rammentare che al suo vaglio non era sottoposto né il carattere dell’imputato, né il suo metodo d’insegnamento. Nessuno dei due elementi rileva, o può esser preso in considerazione, nel decidere dell’innocenza o colpevolezza dell’imputato, poiché l’addebito che gli viene mosso non è quello di essere un cattivo insegnante o un insegnante parziale e duro con i propri alunni (Sebbene l’accusa abbia ugualmente tentato di screditare l’imputato in tal senso: Imputazione 3, prova 11; Piton cerca di mettere in difficoltà Harry ed altri). D’altro canto, sebbene ciò resti non rilevante, la difesa ha avuto modo di controbattere all’accusa su ogni punto, evidenziando che spesso il comportamento duro dell’imputato nei confronti dei propri allievi è stato null’altro che la risposta al mal agire degli stessi, i quali erano stati irrispettosi o avevano violato le regole della scuola (Imputazione 3, prova 22; Harry ed altri infrangono le regole e Imputazione 3, prova 5; Harry ed altri sono irrispettosi e prevenuti verso Piton). Questa Corte ha però solo il compito di decidere se Severus Piton abbia o meno, aggredito e percosso minori a lui affidati in qualità di insegnante o con l’utilizzo di vari mezzi magici e/o materiali e/o psicologici, provocando rilevanti danni fisici e/o psicologici ai suddetti minori. Esclusivo compito dell’accusa era, dunque, provare oltre ad una volontaria condotta dell’imputato, volta a “maltrattare gravemente” i suoi allievi, con mezzi materiali o psicologici, anche che tale ipotetica condotta avesse causato rilevanti danni ai minori soggetti alla sua autorità. E’ nel dimostrare ciò che l’accusa non ha saputo fornire a questa Corte ed ai giurati prove certe oltre ogni ragionevole dubbio.

b)      Risulta provato agli atti del processo un unico comportamento che potrebbe concretizzare il reato di abuso. Ma tale condotta (lo scagliare un vaso contro il giovane Harry Potter) si esplicò in condizioni del tutto particolari (fu, lo ricordiamo, la reazione “a caldo” a un arbitraria violazione grave della privacy dell’imputato, da parte di Potter) e l’accusa non ha sufficientemente provato che l’intento di Severus Piton fosse di ledere davvero al ragazzo, né che il volo del vaso non fosse dovuto ad un accesso momentaneo di magia involontaria come a volte ne accadono quando un mago versi in particolare stato di alterazione psicologica (Piton maltratta Harry imp 3 prova 6). Risulta invece totalmente provato, tramite la testimonianza dello stesso Harry Potter, che il giovane non rimase minimamente turbato dall’episodio in esame, e che, conseguentemente, non riportò alcun danno né fisico (poiché comunque il vaso non lo raggiunse o colpì in alcun modo) né psicologico in seguito all’accaduto.

c)       Non risulta poi in alcun modo provato, nemmeno in relazione a ciascuno degli altri giovani allievi dell’imputato, che essi abbiano subito a causa sua rilevanti danni psicologici o fisici, o comunque lesioni di alcun tipo.

d)      In particolare, non risulta provato che il comportamento dell’imputato abbia arrecato danni rilevanti all’allievo Neville Paciock (Piton maltratta Neville imp. 3 prova 7).

 

-       In ordine al quarto capo d’imputazione (omicidio volontario)

a)      E’ provato fuor da ogni ombra di dubbio che l’imputato pronunciò un incantesimo rivolto verso Albus Silente alla presenza di diversi testimoni (Imputazione 4, prova 39; L’Avada Kedavra di Piton). Non è però risultato provato con altrettanta certezza che tale incantesimo, a dispetto dalle parole pronunciate dall’imputato, fosse davvero l’Anatema che uccide, poiché in molte cose gli effetti di tale incantesimo differiscono da quelli di un comune Avada Kedavra.

b)      Vi sono, ad ogni modo, svariati indizi di notevole rilevanza, i quali depongono nel senso che l’imputato agì in base a un preciso accordo con lo stesso Albus Silente e non di propria volontà con l’intento di nuocere a quest’ultimo (Imputazione 4, prova 51; L’accordo tra Silente e Piton). E’ inoltre necessario tenere conto dei pregressi rapporti tra l’imputato e la sua supposta vittima. Rapporti che la difesa ha provato ottimi e improntati a grande lealtà, mentre, come già detto, non è stata portata dall’accusa alcuna prova risolutiva in senso contrario (Imputazione 4, prova 92; La fiducia di Silente in Piton). Infine, vi è la testimonianza di Rubeus Hagrid, riguardo una discussione avvenuta nella Foresta Proibita, durante la quale il fu Albus Silente rammentò appunto all’imputato un impegno che questi aveva assunto e per la sua gravità non intendeva più adempiere. Appare del tutto credibile, alla luce delle varie risultanze processuali, la tesi difensiva secondo la quale Albus Silente (il quale, per altro, aveva forse i giorni comunque contati a causa della maledizione dell’anello di Gaunt e del veleno bevuto nella   caverna la notte in cui si svolsero i fatti) intendeva appunto vincolare l’imputato a tenere esattamente la condotta che poi lo stesso portò a compimento quella fatidica notte sulla Torre di Astronomia (Imputazione 4, prova 75; Il litigio nella foresta). Ancora in tal senso depongono due ulteriori fatti, sufficientemente provati dalla difesa e strettamente collegati tra loro. In primo luogo, Silente dimostrò più volte di non temere affatto la morte (Imputazione 4, prova 18; Silente non teme la morte). In secondo luogo Albus Silente dimostrò in diverse occasioni (fin dall’anno 1995, quando Voi-Sapete-Chi risorse ed poi attaccò Harry Potter al Ministero della Magia) di essere disposto a sacrificare la propria vita a favore del giovane Potter e dell’Ordine, nonché, più in generale per ottenere la vittoria nella guerra contro Tom Riddle (Imputazione 4, prova 19; Silente disposto a morire per un bene superiore).

c)      A riprova dell’accordo sussistente tra Silente e l’imputato questa Corte ritiene di poter considerare anche le circostanze in cui Piton strinse con Narcissa Malfoy il Voto Infrangibile, che invece l’accusa vorrebbe utilizzare come prova a suo carico. Si è ritenuto al riguardo che sia preferibile la tesi difensiva, secondo la quale l’imputato non intendeva stipulare il Voto, né eseguirlo di propria spontanea volontà, bensì si ritrovò costretto a vincolarsi per non rovinare la propria copertura di spia e nel tentativo di carpire fondamentali informazioni a Narcissa Malfoy. La ricostruzione difensiva pare infatti supportata dall’esitazione con cui l’imputato pronunciò l’ultima parte del Voto (testimoniata anche dal tremare della sua mano) e dal fatto che l’imputato ne riferì immediatamente a Silente, confermando in tal modo la sua lealtà al defunto Preside (Imputazione 4, prova 42; Il Voto infrangibile).

d)      Infine, non può dirsi che l’accusa sia riuscita a provare, fuor da ogni dubbio, che Albus Silente la sera della propria morte fosse indifeso per il solo fatto di aver perduto la propria bacchetta. Poiché egli era un mago tra i più potenti, ed in base alle testimonianze riportate, questo tribunale non ritiene che abbisognasse della bacchetta per poter compiere magie difensive (Imputazione 4, prova 76; Silente indifeso).

 

 

P.Q.M.

 

Tutto ciò premesso e viste le risultanze processuali e il verdetto della giuria, l’Ill.mo Tribunale del Wizengamot pronuncia la seguente sentenza nei confronti dell’imputato Severus Piton:

 

            - Assolto con formula piena dall’accusa di associazione sovversiva reiterata, per non aver commesso il fatto.

         - Assolto per insufficienza di prove dall’accusa di abuso d’autorità.

         - Assolto con formula piena dall’accusa di omicidio volontario, perché il fatto fu commesso in mancanza del prescritto dolo, bensì in esecuzione di un preciso ordine dato dalla vittima, in situazione di necessità e senza la volontà di nuocere per proprio esclusivo tornaconto.

 

Si ordina, altresì la restituzione all’imputato, Severus Piton, di ogni suo bene personale attualmente in custodia presso le guardie del Carcere Magico di Azkaban, previo dissequestro immediato degli stessi.