NOTE: sono necessariamente doverosi i ringraziamenti a Mac e Gwill, per le stupende fan fiction che scrivono. Mi scuso fin da ora per tre piccole cose: numero uno purtroppo ho dovuto utilizzare alcuni espedienti già letti in altre FF, ma al momento non potevo fare altro; in secondo luogo,  questa è la mia prima FF e, specie all'inizio, potreste trovarla un po' pallosa o troppo poetica. . . PERDONO!! Il terzo incoveniente è un piccolo particolare: non ho MAI letto un solo libro di Harry Potter, quindi potrei sbagliare date, nomi e luoghi!! Ne sono molto dispiaciuta, ma il mio amore estremo per Sev mi ha portato a scrivere una storia su di lui. (E credo non sarà l'ultima. . . !)

Un mega grazie va alla mia più carissima amica Did: GRRRAZZZIE!

E adesso vi auguro una buona lettura. . .  


 

 

La leggera coltre di nebbia sul lago si stava diradando e si poteva intravedere, tra i pallidi raggi solari, la sagoma del castello che fungeva da scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Il sole era sorto da poco, ma i professori erano già nell'ufficio del preside per presentare i programmi di quell'anno scolastico, che sarebbe iniziato proprio il giorno seguente.

Il professor Silente raccolse i fascicoli che gli vennero consegnati dagli insegnanti e poi fece accomodare i colleghi per metterli al corrente di alcune novità. . .

-Così, quest'anno ci sarà un altro insegnante da far ambientare qui ad Hogwarts, che ci aiuterà contro la minaccia sempre impellente di Voldemort!-, terminò il preside.

-E chi sarebbe questo nuovo insegnante?-, chiese seccato un uomo che se ne stava nell'ombra della sala.

-Non ti preoccupare, una persona piacevole. Ma le presentazioni verranno fatte domani, alla cerimonia dello Smistamento, Severus-.

Dopo altre notizie inerenti quell'anno scolastico, che non iniziava sotto i migliori auspici, il Preside congedò i professori.  L'ultimo ad uscire fu Piton, che sbatté sonoramente la porta.

La mattinata proseguì tranquilla, tra elfi domestici che rassettavano la scuola e professori che tenevano riunioni e discutevano del nuovo programma scolastico; il professor Silente, però, si era fatto vedere raramente, delegando alla professoressa McGrannit le decisioni importanti.

Quel pomeriggio gli insegnanti dovevano preparare le aule per l'imminente arrivo degli studenti. Così, mentre la Sprite ripuliva le serre e la McGrannit ingabbiava gli animali di trasfigurazione, Piton era nel suo laboratorio che faceva l'inventario degli ingradienti per le pozioni e preparava provette e calderone: neanche quell'anno aveva ottenuto la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. Ma la velocità con cui Piton svolgeva i suoi compiti era notoriamente elevata, infatti terminò ben presto di sistemare il tutto e si concesse una passeggiata per il parco.

Era metà pomeriggio, ma l'inverno incalzante si faceva sentire, mentre il sole tramontava presto e l'aria diveniva più fredda.  Il lago alle pendici della scogliera dove sorgeva Hogwarts era sempre uno spettacolo mozzafiato: proprio come quella mattina, il sole filtrava attraverso una leggera velatura che sovrastava il lago, mentre al di sopra spuntava una luna agrentea che regnava un cupo manto blu, orlata da pallide stelle. E Piton assisté a quello spettacolo, seduto su una roccia che era stata testimone delle tante avventure ai tempi in cui si trovava al castello come studente.

Un rumore di passi, che proveniva dal sentiero che portava all'entrata principale della scuola, lo fece trasalire e voltare; poté così scorgere una figura incapucciata che si dirigeva con passo lesto verso Albus Silente, che a sua volta l'accolse a braccia aperte. Le due sagome entrarono a scuola e lasciarono Piton da solo, di nuovo.

Rientrò poco dopo per la cena e non gli sfuggirono due particolari: al tavolo degli insegnanti era stata aggiunta una sedia e la poltrona di Silente era vuota. Forse nessuno aveva avvisato il preside che quella sera sarebbe stato servito un ottimo sorbetto al limone. . .

Era tardi quando tutti i professori si ritirarono nelle loro stanze, contenti e quasi emozionati per l'anno che stava per iniziare.  

 

§    §    §

 

Probabile che la natura volesse rendersi partecipe al clima che si respirava all'interno della scuola: quella mattina il sole, circondato da un alone dorato intagliato di fasci di luce, emanava un piacevole ed intenso calore estivo.

I professori stavano giungendo uno ad uno al loro tavolo, mentre le carrozze con gli studenti più grandi arrivavano in gran velocità e le barche con gli alunni del primo anno giungevano dal lago; presto avrebbero incontrato la prof. ssa McGrannit,  che li stava già aspettando per la cerimonia dello smistamento. Nel frattempo, nella Sala Grande, Piton continuava ad osservare la sedia vuota di fianco a lui.

L'arrivo dei ragazzi e lo smistamento nelle case si svolsero senza intoppi e molto velocemente, cosicchè Silente potè dare gli annunci d'inizio anno:

- Benvenuti -, disse rivolgendosi ai nuovi studenti,  - . . . e ben tornati! -, salutò i veterani.

- Come ogni anno, vi ricordo che l'accesso alla Foresta Proibita è severamente vietato al primo anno. Ma per quest'anno c'è una novità che vi coinvolge tutti. La cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure è stata assegnata ad una nuova insegnante. . .  Ed è con immenso piacere che vi presento la professoressa Crystal Redrose -, concluse.

Al termine del nome, il massiccio portone della sala si spalancò e la donna fece il suo ingresso; gli occhi di tutti (studenti e professori) erano puntati su di lei, o per meglio dire sull'insieme della sua figura, che emanava un'aria nobile: la veste che indossava, di un bianco avorio, era formata da una lunga gonna non troppo ampia, con strascico, e da un rigido corpetto che risaltava il girovita e il decolleté. Il tutto sovrastato da una tunica bianca-trasparente, con un profondo scollo a "v" e un ampio spacco finale; il termine delle maniche ampiamente scampanate era intessuto di decorazioni dorate ed argentate.

Sul vestiario e sulla pelle, spiccavano senza dubbio i morbidi capelli tiziani lasciati liberi sulle spalle e gli occhi di un verde cupo, intensi e profondi.

Arrivata nei pressi del tavolo insegnanti, fece un leggero inchino e, dopo un cenno del preside, si accomodò al suo posto. . . la sedia vuota. Da quando era entrata aveva avuto un sorriso per tutti, anche per il suo vicino di tavolo, torvo nell'abbigliamento quanto nell'aspressione, che le aveva risposto con una smorfia per cui era famoso. Il professore era rimasto di sasso: non poteva credere che Silente avesse assegnato a lei, una donna, il posto di Difesa. Dal momento in cui l'aveva vista, aveva deciso che sarebbe stata guerra, solo con lei o anche contro il preside.

Quel primo giorno non si tennero lezioni, poiché si era ben pensato di far conoscere meglio a tutti i professori la nuova collega. Così si riunirono tutti in presidenza, Piton per ultimo, a causa di qualche problema con gli elfi domestici che avevano combinato un disastro nel sotterraneo, per "riordinarlo", si erano giustificati.

- Scusate il ritardo! -, sbuffò, sbattendo la porta.

- Non ti preoccupare, Severus. Non credo che la signorina Redrose si sia offesa. E comunque sei l'ultimo professore che deve farne la conoscenza, quindi se volete andarvene insieme e parlare. . .  -, ammiccò il preside girandosi verso la McGrannit.

Piton stava per rispondere, quando. . .

- Sì, Albus, mi sembra un'ottima idea -, sorrise Crystal, prendendo Piton sottobraccio e trascinandolo verso il parco.

L'insegnante di Pozioni sembrava inorridito, ma non poté liberarsi dalla presa, tanto lo teneva saldo.

- Io credo che lei sia l'insegnante più famoso e più bravo dell'intero Mondo Magico -, esordì lei, lasciandogli il braccio e tenendo le mani parallele ai fianchi, assumendo un'espressione seria che secondo Piton non le si confaceva.

- Albus mi ha offerto questo posto e quando mi ha detto che avrei collaborato con lei. . . -

- Con me??!Silente la ha detto che avrebbe "collaborato" con me??Forse è tempo che parli con quel vecchio pazzo!! -,

sbottò lui, con l'intenzione di dirigersi verso la presidenza.

Ma Crystal lo bloccò, prendendolo tempestivamente per un braccio.

- Lei, . . . tu. . . non mi hai riconosciuta -, mormorò mentre Piton si voltava.

- Riconosciuta?Io. . . veramente. . . no - le rispose stupito, con tono pacato.

E poi Crystal alzò la testa e lo guardò negli occhi, cercando il riflesso dei suoi nello sguardo corvino dell'uomo.

- Ero una tua alunna, seguivo le lezioni con Grifondoro. Ero sempre all'ultimo banco, perchè avevo il terrore di te, dei tuoi occhi, della tua voce, delle tue mani. . . -.  Abbassò lo sguardo.

- Crystal Redrose. . . ora ricordo!Beh, ovvio che non ti avessi riconosciuta, eri sempre troppo tranquilla e non ricordo una volta che tu mi abbia fatto alterare. . . già, troppo tranquilla. -

- Già -, rispose lei mestamente.  - Ero troppo tranquilla -.

Ripresero a camminare attraverso il parco, cercando di parlare il più possibile per far passare il tempo.

- Cos'hai fatto in questi anni? -, chiese lui ad un tratto, cercando di sorridere.

Lei alzò gli occhi, guardando dritta davanti a sé.

- Ho mandato a rotoli la mia vita. . . ho sbagliato tutto, ho sbagliato la mia strada. . . -, cercò di dire lei, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e gocce calde ed amare le rigavano il volto.

- Non credo tu possa aver fatto peggio di me -, cercò di confortarla Piton, mentre provava un misto di tenerezza e protezione nei suoi confronti.

- Ne sei sicuro? -, chiese lei ad un tratto, scoprendosi il braccio sinistro.

Quel momento sembrò non passare mai per il professore di Pozioni; quello che vide lo fece petrificare e impallidire ancora di più: il Marchio Nero risaltava inconfondibile sulla pelle bianca della donna, poco più che ventenne.

Possibile che si fosse fatta coinvolgere dal Signore Oscuro fino a diventarne una seguace? Crystal una Mangiamorte? O, peggio ancora, una sorta di concubina?

Le domande si affollavano nella mente dell'uomo, che, per tutta risposta, l'abbracciò con foga, stringendola il più possibile, fino a sentirne il cuore che batteva. La tunica che portava sopra il vestito era una protezione che non faceva trasparire i segni sulla pelle, questo il motivo per cui nessuno si era accorto di nulla. Naturalmente Silente ne era a conoscenza e forse era per questo che aveva detto a Crystal che avrebbe collaborato con Piton.

La sciolse dall'abbraccio in cui l'aveva stretta, si guardarono per un istante negli occhi e poi lui corse via, lasciandola in mezzo al parco, solo con il suo calore e il suo profumo ancora addosso.

Crystal era completamente, totalmente, pazzamente innamorata di lui, dal primo giorno che si era presentato come il professore di Pozioni, dalla prima volta che aveva sentito la sua voce. . . Ed era divenuta Mangiamorte per seguirlo, per stare con lui. Poi, Piton aveva ritrovato la retta via ed ora faceva la spia per Silente.

Oramai era sola nel parco e, visto che il sole stava calando, decise di rientrare al castello, dirigersi in camera e piangere disperata, o al limite cedere ad un sonno riposante. . .

 

§    §    §                                                                               

 

I corridoi della scuola erano ancora affollati dagli alunni che s'incontravano e si salutavano dopo le vacanze estive; ma Crystal rispondeva solo con dei brevi sorrisi tristi e stanchi a chiunque le rivolgesse uno sguardo o un saluto.

Raggiunse in fretta e furia la sua stanza; entrò e, dopo aver richiuso la porta dietro di sé, si appoggiò di peso allo stipite, cominciando a versare lacrime di disprezzo verso sé stessa e di tristezza per l'espressione che aveva suscitato in Severus. Si chiese se lui avrebbe mai capito il suo gesto, il suo amore, seguirlo nel destino che poteva essere entrando nel gruppo dei Mangiamorte. Domande che forse non avrebbero mai ricevuto una risposta. . .

Lasciò la porta e si gettò sul letto, ancora vestita. . . e presto arrivò l'agoniato sonno ristoratore.

Severus era in camera sua, seduto sulla poltrona davanti al fuoco; senza mantello e giacca, se ne stava con la camicia bianca e i pantaloni neri, a gambe accavallate, la testa sostenuta con una mano. E pensava.

Perchè era divenuta una Mangiamorte?

Sentiva che era attratta da lui, forse l'amava. . . Forse Crystal amava lui, Piton il Mangiamorte, la spia di Silente, l'uomo incapace di amare. Poteva quasi percepire cosa provava quando si avvicinava a lei: il cuore di Crystal cominciava a battere più forte, il respiro si velocizzava, era incapace di guardarlo negli occhi. E ripensandoci bene era così anche quando era a scuola come studentessa. . . sussultava ogni volta che udiva la sua voce, arrossiva quando le si avvicinava. Era sempre stata innamorata e lui non se n'era mai accorto.

Forse era stato quell'abbraccio che l'aveva colpito, che gli aveva aperto gli occhi: l'aveva stretta con le sue forti braccia,  mentre le grandi mani le cingevano la vita e la schiena. Lei aveva appoggiato la testa sulla sua spalla e gli aveva passato le mani intorno al collo, come se non dovesse lasciarlo mai più. Le sue labbra sfioravano l'orecchio di Piton:  - Severus. . . -,  aveva sussurrato Crystal, con voce roca, dolce, appena percettibile, mentre il respiro le moriva in gola. Ed allora lui l'aveva lasciata, guardandola negli occhi.

Adesso era solo, con gl'intensi occhi corvini che riflettevano le fiamme oro e rubino del caminetto, con la solita ciocca di capelli sul viso. Lasciò il suo posto e si preparò un filtro che lo aiutasse a prender sonno; lo bevve e, finalmente, Orfeo lo accolse fra le sue braccia.

Si svegliò molto presto, la mattina dopo; aveva dormito profondamente e si sentiva ben riposato. Indossò gl'insostituibili giacca nera e mantello ed uscì dalla sua stanza. Per un attimo ebbe l'idea di andare da lei e di scortarla fino a colazione,  ma durante il breve tragitto ci ripensò e proseguì da solo. Entrò nella Sala con la solita espressione torva e chinò leggermente il capo in direzione di Silente, per salutarlo.

Si sedette al suo posto e bevve due bicchieri di succo di zucca; stava per prenderne un terzo, quando si bloccò alla vista di lei. Crystal aveva appena varcato la soglia e Piton non le tolse lo sguardo per un solo momento: seguiva attentamente ogni movimento del suo corpo attraverso la gonna che faceva intravedere le gambe in un malizioso gioco di trasparenze. Sopra,  portava una casacca, con dei veli sul ventre e sulle braccia, che aderiva perfettamente al corpo nel punto in cui si trovava un corpetto che s'intrecciava sulla schiena. L'intero abito era blu notte, con dei ricami argento davanti e sulle maniche.

Attreversò il corridoio fra le tavolate e salutò i colleghi con un ampio sorriso; infine si accomodò.

- Buongiorno, professor Piton. Dormito bene? -, chiese poi, rivolgendosi a lui quasi sottovoce, senza guardarlo.

- Sì, la ringrazio, signorina Redrose. Lei?Avuto problemi per addormentarsi? -, replicò lui.

- No, nient'affatto. Un pianto liberatorio aiuta sempre a conciliare il sonno! -, esclamò lei con fare divertito. E prese a bere succo di zucca e a confabulare con la professoressa Sprite.

La battuta avrebbe potuto fargli fare una smorfia o un mezzo sorriso, invece lo colpì profondamente: Crystal aveva pianto, dunque. Un pianto disperato, a quanto pareva, che era durato finchè il sonno l'aveva accolta. Forse aveva pianto per lui, o per colpa sua: non poteva proprio pensarlo. Quella donna gli faceva uno strano effetto, lo faceva sentire amato, con quel suo sguardo e quelle lacrime; gli aveva innestato nel cuore una dolcezza e una voglia di proteggerla, per lui del tutto sconosciute. Possibile che si stesse innamorando di lei?Da quando l'aveva vista non pensava ad altro. . .

Quei suoi pensieri vennero improvvisamente interrotti dal preside, che con la mano raccolse l'attenzione su di sé.

- Prima dell'inizio delle lezioni, voglio annunciarvi che stasera dopo cena, si terrà un ballo per il mio centosessantacinquesimo compleanno. Potete ritenervi tutti ufficialmente invitati! -.

Terminata la comunicazione, congedò tutti i presenti con un cenno del capo, così alunni e professori lasciarono il salone per dirigersi verso le aule, fra mormorii e brusii di contentezza.

Crystal entrò nella sua nuova classe, dove l'aspettavano i Tassorosso e Corvonero del terzo anno.

- Buongiorno a tutti, ragazzi. Per questa prima lezione vi voglio parlare della materia e presentarvi il programma che spero di svolgere con voi entro il termine di quest'anno -, e così dicendo fece passare fra i ragazzi delle pergamene, dov'erano stampati gli argomenti e i libri da studiare.

Intanto dall'altra parte dell'edificio, Piton sbatteva la porta e sbuffava agli alunni del primo anno di Grifondoro e Serpeverde,  che avevano doppie lezioni con lui. Gli alunni, già spaventati per conto loro, iniziarono a tremare di puro terrore quando il professore cominciò a parlare.

- Molto bene, sciocchi incapaci del primo anno. Forse mi conoscete già, comunque, per chi non lo sapesse, io sono il Professor Piton, ex-Serpeverde e attualmente Capo della stessa casa. Muovetevi ora. . . fuori i calderoni, i libri e gli ingredienti;  dovrete svolgere qui in classe le pozioni e i filtri da pagina 3 a pagina 18. . . E silenzio, non voglio essere disturbato mentre svolgo il mio lavoro! -, e detto ciò si sedette alla sua scrivania ed iniziò a correggere infinite pile di compiti del quinto anno.  Dopo due interminabili ore di lezione, finalmente suonò la campanella e gli alunni poterono abbandonare le aule, per la gioia loro e del professore.

Veramente, non proprio tutti lasciarono l'aula. . .

Infatti, dopo aver combinato disastri su disastri, Neville Paciock, Grifondoro del sesto anno, fu costretto da Piton a restare anche dopo lezione, per preparare un complicato filtro corrosivo. . .

Per quel giorno Crystal aveva terminato il suo lavoro e dopo lo squillo della campanella, un elfo l'avvisò che Silente voleva vederla; così uscì dall'aula incuriosita e si diresse in presidenza.

Albus l'accolse con un gran sorriso e la fece accomodare sulla poltrona per gli ospiti, mentre un vassoio stracolmo di ghiaccioli e sorbetti al limone si materializzava davanti a lei.

- Serviti pure, se lo desideri -, le disse gentilmente.

- No, grazie, non ne ho voglia. . . Perchè volevi vedermi? -, chiese lei infine.

- Proprio non lo immagini? -, ammiccò lui.  - Si vede lontano un miglio che sei pazza per Severus. Perchè non vai a parlarne con lui? Vai ora, nel suo ufficio ed esprimi ciò che provi, i tuoi sentimenti. . . Sono sicuro che a lui non dispiacerà. . . -, terminò con fare malizioso. A quel punto, Crystal era arrossita così tanto da far concorrenza a Fanny, la fenice dal piumaggio rubinio di Silente.

- Tu. . . tu credi, Albus?Tu credi che dovrei dirgli ciò che penso?E se lui non l'accettasse?Se mi escludesse dalla sua vita, non me lo perdonerei mai! -.

- Non ti devi preoccupare di questo. Anzi, io credo che anche lui ti debba confessare qualcosa. . . -, rispose il preside.

Crystal afferrò i braccioli della poltrona e scattò in piedi con un sorriso sicuro:

- Va bene, allora. Lo faccio! -, esclamò, correndo nel corridoio.

Aveva il fiatone quando si fermò davanti alla porta del sotterraneo; fece un gran respiro e bussò.

- Avanti! -, ululò una voce irosa dall'interno della stanza.

La donna iniziò a sudare freddo, ma prese il coraggio a due mani ed entrò.

- Ciao Severus -, disse lei soltanto, rossa in volto.

Piton alzò lo sguardo dai libri che aveva davanti e guardò la ragazza, che si contorceva le mani dall'agitazione.

- Ah, Crystal. . . sei tu. Entra pure. -, mormorò lui, cambiando chiaramente tono.

- Severus, dovrei parlarti. Voglio dirti che io. . . insomma, che noi. . . -

- Maledizione!Paciock, ATTENTO! -, urlò lui ad un tratto.

Crystal si voltò verso lo studente, ma Neville non riuscì ad evitare che il calderone si rovesciasse, depositando il contenuto sul vestito della professoressa, che iniziò lentamente a bucarsi in varie parti della stoffa.

- Razza d'idiota!Esci subito di qui. . . FUORI!! -, sbraitò Piton e un Neville dall'aspetto cadaverico si precipitò fuori dall'aula in preda al terrore allo stato puro.

Senza pensarci due volte, Severus iniziò a strappare le cuciture del vestito, in modo che la pozione non sfiorasse la pelle di Crystal; lei era rimasta impietrita al contatto fra il suo corpo e le mani di Piton e teneva lo sguardo fisso su di lui, come fosse spaventata. Si accorse della sua reazione, così smise di lacerare il prezioso abito e fece comparire sulla ragazza una semplice tunica nera, bordata d'oro, con uno spacco anteriore centrale, che terminava appena sopra il ginocchio.

- Grazie -, mormorò lei, -è bellissima -, terminò, alzando lo sguardo verso il suo.

Severus non avrebbe saputo dire cos'aveva provocato in lui quello sguardo, ma non riuscì a reggerlo per molto; così, con una debole scusa, s'allontanò da lei, lasciandola sola nel sotterraneo.

 

§    §    §

 

La cena servita dagli elfi era la più squisita che i commensali presenti avessero mai mangiato, da quando si trovavano ad Hogwarts, e le portate erano abbondanti. Il pasto durò abbastanza a lungo, fra le risa degli studenti e le lunghe chiacchierate dei professori, interrotti dalle urla degli spiriti burloni che volavano sopra le loro teste.

Solo Crystal e Severus non partecipavano all'allegria generale, troppo presi dai loro pensieri.

Per un attimo, mentre stavano per prendere la caraffa del vino, le loro mani si sfiorarono e sussultarono entrambi, scusandosi vicendevolmente. Ma non si rivolsero altre parole.

Poco dopo, Albus Silente annunciò a professori e studenti di andare ad agghindarsi per il ballo che stava per avere inizio.

Così si ritirarono tutti nei dormitori e nelle stanze, dove avevano preparato il necessario per la serata.

Crystal entrò in camera e si sedette sul letto; indossava ancora la tunica creata da Severus per lei ma si disse che non avrebbe potuto partecipare ad una festa vestita di nero, anche se era di un tono puro e luccicava come l'oro dei bordi.  Cercò qualcosa nell'armadio, ma non trovò niente che fosse adatto alla situazione; poco dopo qualcuno bussò alla porta ed entrò la McGrannit.

- Scusa, Crystal, disturbo? -, domandò aprendo la porta

- No, anzi, entra pure -

- Grazie. Hai già scelto cosa metterai per il ballo di stasera? -

- Veramente il problema è proprio quello!Non ho un vestito adatto. . . quasi quasi neanche ci vengo! -, esclamò infine Crystal.

- Avrei un regalo per te. . . -, aggiunse la prof.  di Trasfigurazione, facendo apparire davanti a loro uno splendido abito, rosso fuoco. L'insieme era composto da un corpetto rigido, che s'intrecciava con dei lacci dietro la schiena, e da una gonna che toccava per terra, molto stretta, che sovrapposta portava un'altra gonna di tulle, con uno spacco anteriore. Le braccia sarebbero state coperte con dei copri-avambracci rossi e dorati.

Crystal era rimasta senza parole; riuscì solo a mormorare un timido "E' bellissimo. . . ".

- E' per te! -, soggiunse la McGrannit.

- Per. . . per me?!Ma io non credo che. . . -

- Niente storie!Albus ed io abbiamo deciso di farti un regalo e data l'occasione credo ci sarà qualcuno contento di vederti così vestita. . . -, ammiccò la vice-preside.

A quelle parole, Crystal arrossì; ma accettò l'abito compiaciuta e, quando Minerva la lasciò da sola, iniziò a prepararsi. . .

Nel frattempo, nella sua stanza, un uomo dalla chioma corvina stava imprecando:

- Dannata festa. . . maledetta festa. . . al diavolo questo compleanno! -.

Aprì l'armadio, dove l'unico colore era il nero, di varie tonalità e vari riflessi, vestiti di diversi tagli e grandi mantelli. . . ma sempre neri!Per un solo momento ripensò a lei, al suo sorriso e ai suoi occhi, così scelse l'abito più bello che aveva, un paio di pantaloni aderenti e una casacca che arrivava a metà coscia; sopra indossò un mantello verde molto scuro, che teneva finemente drappeggiato con delle spille d'oro bianco e smeraldi.

Uscì dalla sua stanza e attraversò i corridoi, fino ad arrivare alla Sala Grande, dove c'era musica a tutto volume e tanti studenti che ballavano; naturalmente al centro della pista non potevano mancare Silente e la McGrannit, che si davano alla pazza gioia, con balli scatenati.

Severus si sedette in disparte, potendo osservare tutti con discrezione, senza attirare troppo gli sguardi.  Ma gli si fermò il fiato in gola quando Crystal varcò l'entrata del salone: sotto le luci delle candele che fluttuavano leggere a mezz'aria, il vestito e i capelli raccolti in un severo chignon tempestato di brillanti, le donavano un'aria da vera regina.

Se possibile, sprofondò ancora di più nella poltrona, tanto gli faceva male vederla così bella e non poterla avvicinare per la paura di un rifiuto che era sicuro sarebbe arrivato.

Lei s'era fermata a parlare allegramente con la Sprite e Madama Chips, agghindata con una stupenda uniforme da gran gala. Poi, inaspettatamente, un Corvonero del settimo anno l'invitò a ballare e dato che quella sera sarebbe stata dedita al divertimento, accettò molto volentieri. Iniziarono così a volteggiare attorno alla pista, ridendo sonoramente e scherzando sulla situazione. Ma Piton, che stava guardando incredulo la scena, non poté resistere e si alzò dalla poltrona su cui era seduto.

Avrebbe voluto andare da lei, ma non ci riuscì.

Si trovava al centro della Sala, quando si voltò verso di lei e le gettò un'occhiata gelida, triste.

Nello stesso istante, Crystal alzò lo sguardo per ridere e intercettò lo sguardo del professore.

Le si gelò il sangue: Severus era lì, che la stava fissando contrariato, mentre lei si stava divertendo con uno studente.  

Si staccò dal giovane Corvonero e cercò di correre verso Piton, che in quel momento stava passando la pista per uscire.

Un momento prima che abbandonasse la festa, riuscì a raggiungerlo e a prenderlo per mano. . .

Si girò verso di lei e scorse il suo viso rigato dalle lacrime:

- Io. . . Io TI AMO, Severus. TI AMO! -, urlò lei, correndo fuori dalla Sala, mentre la musica si era fermata e tutti gli occhi erano su di loro. La seguì con lo sguardo, fino a che non sparì, lasciandolo solo in balia di forti emozioni. Rivolse un'espressione interrogativa a Silente, il quale annuì con la testa. Severus lasciò la stanza.

- Beh, sarà meglio continuare la festa. . . -, continuò il preside imbarazzato; la musica riprese a suonare, fra i mormorii degli studenti e le facce stupite dei professori, che cercarono di divertirsi comunque.

Cosa doveva fare adesso?Andare da lei e parlarle, o far finta di niente, continuare come se nulla fosse successo. . .

Questi i quesiti che si poneva Severus Piton mentre era nella sua stanza, che scagliava a destra e a manca qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Poi si sedette di fronte alla finestra aperta, a guardare la luna argentata che si stagliava brillante davanti al lui; la guardò intensamente, come a prendere ispirazione, come a studiarne ogni particolare.

Uscì dalla sua stanza ed attraversò in fretta e furia il castello, fino ad arrivare alla sua porta.

Era fermo sulla soglia, non sapendo se bussare o andarsene; si girò e tornò sui suoi passi, si rigirò e tornò alla porta. Bussò.

Crystal andò ad aprire e s'allontanò dalla porta, asciugandosi il viso, cercando inutilmente di non far vedere che aveva pianto; quando la vide, Severus non potè far altro che diventare triste, mentre il desiderio di proteggerla si faceva sentire più forte.

- Mi dispiace molto per la reazione che ho avuto, Crystal. Hai tutto il diritto di divertirti se lo vuoi. . . -

- Sono io ad essere dispiaciuta, Severus. Non volevo metterti a disagio davanti a tutte le persone che conosci e che ti conoscono, gridando in quel modo -, arrossendo al pensiero di ciò ch'aveva detto.

Il professore le si avvicinò lentamente, guardando il respiro di lei che cresceva e le labbra che si schiudevano lentamente, come per parlare o respirare meglio.

Si fermò a poca distanza dal suo corpo, che in quel momento pareva emanare un calore dolce e appassionato al contempo.

- Lo pensavi davvero?Pensi davvero quello che hai detto nella sala? -, le chiese, infine

- Oh, Severus, io. . . io. . . Sì, lo credo davvero, lo sento nel profondo del mio cuore e sarei pronta a gridarlo altre mille volte, se potessi farlo. E quando mi hai abbracciato. . . sono stata così bene. . . -, rispose lei senza alzare lo sguardo da terra.

Severus le prese una mano, facendola sussultare a quel tocco, e le alzò il viso dolcemente, con un mezzo sorriso, guardandola negli occhi, che si stavano riempiendo di lacrime.

Raccolse in una carezza la goccia calda e amara che le rigava il viso, stava per baciarla, la sua morbida bocca protesa verso quella di lui. . . ma non osò sfiorare le labbra della donna con le sue.

- Buonanotte, dolce Crystal. . . -, le sussurrò all'orecchio, prima di lasciarle la mano ed uscire dalla stanza.

- Buonanotte, amore mio. . . -, mormorò lei dopo che se ne fu andato.

 

§    §    §

 

Nei mesi successivi a quella sera, tutto sembrò essere tornato alla normalità: Severus toglieva punti a Grifondoro e ne assegnava a Serpeverde, era scorbutico verso i suoi alunni e riteneva Silente un vecchio pazzo.

Crystal si era ambientata molto bene nella scuola di Hogwarts, i suoi alunni erano contenti e s'impegnavano molto volentieri, specie se come ricompensa ottenevano punti per la casa cui appartenevano.

Tra loro due non era successo niente, si comportavano come normali colleghi: sedevano vicini al tavolo e parlavano delle loro lezioni, non ridevano e non si frequentavano al di fuori della Sala o dello studio del preside.

L'inverno era arrivato molto rigido quell'anno; nevicava quasi ogni giorno e dopo le lezioni il cortile s'affollava di studenti che giocavano con la neve e di professori che li tenevano d'occhio. O che magari ne approffittavano per divertirsi, come Silente e la McGrannit.

Era un pomeriggio di metà Dicembre, quando uscì il sole dopo una lunga nevicata durata tre giorni. Un sole non certo estivo,  ma che emanava un piacevole calore e una pallida luce, quasi bianca. Gli studenti non resistettero e visto che la lezione era quasi finita, si precipitarono in giardino: uno splendido manto bianco che luccicava di mille e mille bagliori, interrotto qua e là da qualche abete, finemente spolverato dal nevischio.

Neanche Crystal resistì alla tentazione, così seguì gli studenti; non ebbe difficoltà ad avvicinarsi ai suoi alunni e a cominciare a giocare con loro, impegnandosi in una furente battaglia di neve, che si svolgeva a suon di sproporzionate palle di neve: si stava proprio divertendo un mondo!

Ad un tratto, mentre cercava di nascondersi, scorse qualcuno che le dava le spalle, poco distante da lei: caricò una gran manciata di neve e la scagliò contro la figura.

- Chi diavolo è stato?!Vieni subito fuori!!100 punti in meno per la tua casa!! -, ululò Piton, cercando di ripulirsi dalla candida neve che si era depositata sul suo mantello, risaltandone il nero.

- Oh, mio Dio, mi dispiace tanto, Severus. Credevo fossi uno dei miei alunni!Stavamo giocando e quando ti ho visto. . . Ma non mi ero accorta che eri tu!Non l'avrei mai fatto. . . -, cercò di scusarsi lei uscendo allo scoperto e dirigendosi verso di lui.

- E così sei stata tu? -, replicò lui in tono sarcastico

- S. . sì!Ma te lo giuro non l'ho fat. . . -, non riuscì a terminare la frase, colpita da una grossa palla di neve, che Piton le aveva lanciato addosso. Crystal non ci poteva credere: Severus Piton, l'uomo più serio e torvo dell'intero Mondo Magico, stava ridendo a crepapelle!!Era piegato in due dalle risate, giusto davanti ai suoi occhi!

Si riscosse dal pensiero di quanto potesse essere affascinante il professore di Pozioni senza la sua solita espressione.

- E così vuoi la guerra. . . e guerra sia! -, mormorò più a sé stessa che a lui.

Iniziarono così a lanciarsi grandi quantità di neve, a spingersi per terra e a seppellirsi sotto la bianca coltre: erano contenti;  non avevano mai riso tanto in tutta la loro vita, se la stavano proprio spassando!

Si stavano rincorrendo a perdifiato, quando Crystal inciampò in una radice sporgente di un abete;

- Ti sei fatta male? -, chiese Piton avvicinandosi e offrendole la mano per rialzarsi

- Non credo. . . -, disse lei, cercando di afferrare il braccio di Piton per tornare in piedi.

Lei agguantò la mano con troppa irruenza, tanto che Severus perse l'equilibrio e cadde sopra Crystal, poggiando violentemente le mani nella neve, ai lati del suo capo. Erano troppo, troppo vicini. . . i loro respiri si potevano quasi confondere. . . Severus non poté resistere oltre: stava avvicinando sempre di più le sue labbra sottili alla tumida bocca della donna, che lo guardava immobile. Stava per baciarla. . .

- Aahhh. . . -, urlò Crystal all'improvviso, facendo quasi spaventare il professore.

- Cosa succede? -

- La caviglia. . . mi fa male. Credo di essermi slogata la caviglia. . . -

- Riesci a camminare? -

La donna si alzò, ma dovette essere sostenuta da Piton, per non ricadere.

- Va bene, ti porto in camera mia. . . e ti darò una pozione per guarire più in fretta di quanto non farebbe Madama Chips! -,  disse lui infine.

La prese in braccio e, attraverso una porta secondaria, la portò in camera sua e l'adagiò sulla poltrona davanti al camino;

la lasciò sola per un attimo, poi tornò con in mano una piccola ampolla, piena per metà di un liquido azzurro trasparente.

- Tieni -, le disse chinandosi verso di lei e porgendole il contenitore,  - ti guarirà in un baleno! -.

Crystal la prese e bevve tutto d'un fiato, senza esitare. . . era insapore.

Severus era ancora chino su di lei; la donna allungò una mano verso il suo volto e gli lasciò una lieve carezza sulla guancia. . . gli sfiorò le labbra con le sue.

- Sarà meglio che torni in camera tua. . . -, disse lui, vistosamente imbarazzato e lievemente arrossito.

Uscirono insieme dalla stanza del professore, che l'accompagnò fino alla sua.

- Grazie, Severus. . . -, sussurrò lei prima di entrare. Per tutta risposta, Piton le rivolse un vero sorriso.

 

§    §    §

 

Era la fine di Dicembre, l'ultimo giorno dell'anno. Per quella sera era stata organizzata una stupenda festa.

La settimana di vacanza era già passata e quella mattina gli studenti stavano tornando alla scuola; i professori erano nell'atrio per accoglierli e accompagnarli fino alla Sala, dov'era stata organizzata una sontuosa colazione.

- Ben tornati a tutti! -, esclamò il preside, facendo comparire davanti ai ragazzi dei vassoi enormi, dov'erano deposte ogni genere di delizie, dalle torte alle brioches.

- Vi ricordo che per questa sera è stata preparata una splendida festa, grazie alle professoresse Sprite e McGrannit! -,  concluse poi fra gli applausi.

"Al diavolo Silente e le sue splendide feste!", stava pensando intanto Piton.

- Ci sarà anche lei questa sera professore? -, gli domandò Crystal all'improvviso

- Come??. . . Ah, sì, certo. Devo venire per la sorveglianza della Sala, altrimenti me ne starei volentieri in camera mia. . . -

- Da solo o con una bella donna? -, ammiccò, mettendo il professore in imbarazzo

- Ah, ah, ah. . . stavo solo scherzando, Severus! -, rise lei, vedendo la sua reazione.

Al termine del lauto banchetto, i ragazzi vennero affidati ai Prefetti, che li riportarono nei dormitori; i professori si ritirarono nelle loro stanze, le professoresse rimasero tutte insieme nella sala, per esaurire gli ultimi preparativi.

Finirono ch'era pomeriggio inoltrato; tra poco ci sarebbe stata la cena e poi sarebbe cominciata la festa.

Crystal salì in camera sua e, dopo aver riempito la vasca d'acqua bollente e bagnoschiuma, si concesse un lungo bagno.

Quando uscì dalla vasca, s'accorse di essere tremendamente in ritardo e che ormai gli alunni sarebbero entrati nella Sala Grande; con un colpo di bacchetta fu pronta: i capelli dal tono tiziano erano liberi sulle spalle e gli occhi risaltavano grazie ad un ombretto chiaro steso leggero sulla palpebra superiore.

Addosso, uno splendido abito. Era di un nero avorio purissimo, con una scia di brillanti sulla parte anteriore; dietro era scollato su tutta la schiena e sostenuto soltanto da un collarino, chiuso da un diamante. Aderente al corpo, era tagliato da un vertiginoso spacco che si fermava poco più che a metà coscia. Per sua fortuna, quando entrò nel salone, le tavolate erano ancora vuote; ma si potevano sentire distintamente gli alunni che si stavano avvicinando.

- Appena in tempo! -, sorrise a Severus, che la guardava estasiato mentre si sedeva vicino a lui.

Non appena gli scolari furono ai loro posti, Silente annunciò:

- Che il banchetto abbia inizio! -. E subito i tavoli si riempirono di piatti e vasellame contenente ogni sorta di cibo.

L'allegria era palpabile nell'aria; i ragazzi scherzavano e si divertivano tra di loro, i professori parlavano gioiosamente e ridevano. Ad un cenno del Preside, le tavolate sparirono e una musica festaiola cominciò a suonare: nessuno riuscì a resistere; tutti si lanciavano in danze scatenate e divertenti, con gli amici o con le ragazze e i ragazzi.

A metà della serata, la musica si fece più romantica e dolce, con coppie di studenti che ballavano al centro della pista.

Severus non aveva occhi che per lei, era semplicemente splendida fasciata da quell'abito, con quei capelli così morbidi che si sarebbero potuti accarezzare per ore ed ore, senza stancarsi mai.

- Vorresti ballare? -, le sussurrò all'orecchio, cogliendola alla sprovvista

- Io. . . volentieri -, rispose leggermente in imbarazzo.

Si alzarono insieme dai loro posti e lui le offrì la mano, per accompagnarla al centro della pista, dove si strinsero in un intenso abbraccio ed iniziarono a muoversi lentamente, al ritmo della dolce melodia che risuonava fra le pareti. Rapiti entrambi da quel momento, non si accorsero che tutti li stavano guardando, meravigliati.

Severus sentiva il suo cuore battere più forte, come se fosse emozionata; il respiro era quasi affannoso, contro il suo collo;  odorava perfettamente il profumo che aveva indossato: dolce ed inebriante. In un momento, la sua mano scivolò completamente fra i capelli, così morbidi e lucenti, per attraversare la schiena nuda e fermarsi ad accarezzare la pelle appena sopra il girovita. Sentiva distintamente il fiato che cresceva e si stringeva ancora di più a lui, in uno slancio di pura sensualità, che servì solo a far crescere nell'uomo un desiderio ancora più intenso.

- Crystal. . . -, le sussurrò ad un orecchio, con respiro ansioso.

Lei si insinuò ancora di più nell'abbraccio del professore e stringendolo più forte con le braccia. . .

- Ti voglio, Severus. Ti voglio adesso. . . -.

Piton la scostò da sé per un momento: sì, poteva vedere distintamente il desiderio negli occhi di lei, che brillavano nelle fiamme di bruciante passione. La prese per mano e la condusse fuori dalla Sala; appena svoltato l'angolo non resistette: la guardò ancora una volta e la baciò con passione, come non faceva da tanto, tanto tempo. La prese in braccio ridendo e la condusse in camera sua.

 

§    §    §

 

 Appena entrarono, con un colpo di bacchetta il fuoco fu acceso e un delicato profumo si diffuse nell'aria.

Crystal stava baciando Severus con passione e dolcezza allo stesso tempo, carezzando con le labbra la bocca morbida del suo amante, il quale suggeva con la lingua il sapore di lei, intenso ed inebriante.

Gli tolse il mantello e stracciò la camicia, lasciando scoperto il petto muscoloso, che prese a baciare con estenuante sensualità e sfrenata lascivia. Ad un tratto si fermò, arrossendo e guardandolo negli occhi.

- Severus. . . io non. . . sei tu. . . Severus, sei il primo. . . -, sussurrò abbassando lo sguardo

Come se non avesse sentito, Piton la fece voltare verso il letto, in modo che gli desse le spalle; allo schiocco delle sue dita, il giaciglio si ricoprì di petali di rose rosse e le lenzuola si tinsero di una delicata tinta champagne. Le forti mani dell'uomo liberarono l'unico bottone che sosteneva l'abito, che scivolò dal suo corpo lasciandola completamente nuda.

- Inferno e Paradiso non sono mai stati più vicini. . . -, le disse lui all'orecchio, a bassa voce, con tono profondo.

A quelle parole, un brivido le attraversò la schiena.

- Inferno e Paradiso. . . -, ripeté la donna, come in ipnosi.

La prese in braccio e la depose delicatamente al centro del letto; si tolse i pantaloni: ora giacevano entrambi nudi,  guardandosi negli occhi, sentendo i loro corpi che fremevano al solo contatto visivo, le loro membra che non potevano più aspettare oltre, bisognose di dar libero sfogo ai desideri più repressi.

E poi un lungo bacio, un intreccio d'intense emozioni; le mani di Severus esploravano il suo corpo, che tremava di brividi caldi, percorso da fremiti che si trasformavano in muti gemiti di piacere, mentre si stringeva di più a lui.

Solo baci v'erano stati, fino a quel momento. . .

Lui voleva che Crystal si sentisse pronta, per un momento così importante; in un attimo di sconvolgente passione, Piton alzò lo sguardo verso di lei, che annuì sorridendo, velando le gote di porpora.

E nell'istante in cui iniziava Crystal al piacere, la baciò con trasporto e rinnovato desiderio.

Fecero l'amore per ore, senza stancarsi, baciandosi, assaggiando la carne dei loro corpi, respirando i reciproci profumi.

Rimasero l'una nelle braccia dell'altro per tutta la notte.

 

§    §    §

 

Un caldo raggio di sole filtrò attraverso la tenda, la stanza era in penombra.

Severus Piton non aveva dormito quella notte, per tenere stretta la sua donna, il capo di lei sul suo petto.

Sorrise, al dolce ricordo dei momenti appena trascorsi.

Crystal si mosse sul suo corpo:

- Buongiorno, bambina. . . -, sorrise baciandola sulla fronte

- Buongiorno, professore. . . -, rispose lei con un sorrisetto malizioso. Poi, un bacio sensuale.

- Fra un po' la scuola brulicherà di vita, sarà meglio che torni nella tua stanza, amore mio. . . -

- Non ti va che rimanga qui, con te? -, chiese Crystal, passando una mano sul petto dell'uomo.

- Se fosse per me, non uscirei più di qui! -, rise lui.

- Oh, Severus, non perderlo più questo tuo sorriso. Ti amo. . . -, sussurrò, stringendosi a lui.

- Ti amo -, rispose l'uomo, mentre una lacrima gli segnava il viso.

Ma si riscosse e si alzò, lasciandola fra le lenzuola ammassate al centro del letto che la coprivano a malapena; in quella cornice gli sembrava la cosa più bella che potesse capitargli in tutta la vita. Le sorrise, mentre apriva l'armadio.

- Cosa vuoi metterti addosso? -, le chiese, passando i vestiti uno ad uno.

- La sola brezza dell'amore che tu hai portato su di me. . . -, le rispose lei con voce sensuale, alzandosi dal letto dove giaceva e restando dritta davanti a lui, totalmente nuda.

- Forse è meglio questo! -, sorrise lui, facendo materializzare sul corpo della donna un tailleur a gonna verde scuro e cingendola con un suo mantello.

- Ah, Severus, sei insopportabile, come sempre! -, urlò lei fingendo d'arrabbiarsi.

- Eh, sì, hai perfettamente ragione! -, rispose lui, stringendola alla vita e baciandola con ardore.

- Eh, no, mio caro professore di Pozioni!Adesso basta, "fra un po' la scuola brulicherà di vita". Buonagiornata! -, concluse ed uscì dalla stanza, lasciandolo senza parole. Indossò un consueto abito nero e il mantello e lasciò la stanza, per dirigersi a far colazione; durante il tragitto, un dolore atroce al braccio lo fece urlare. Alzandosi la manica sinistra della veste, notò il Marchio nero che pulsava, come di vita propria. "Voldemort. . . richiama i Mangiamorte!Devo andare da Silente. . . "

Corse giù per le scale, andando addosso a studenti e professori, dritto per la Sala.

- Professor Silente, signore. . . Voldemort, i Mangiamorte. . . -, balbettò davanti al preside.

A quelle parole, Albus Silente scattò in piedi:

- Tutti i prefetti riportino gli studenti alle proprie torri e state allerta. Professori ed aiutanti nel mio ufficio, immediatamente. Per oggi le lezioni sono sospese -.

Al termine dell'annuncio, tutti gli alunni finirono in fretta la loro colazione e si ritirarono nei propri dormitori, ordinatamente; i professori si diressero in presidenza, guidati dal preside stesso. Erano arrivati alla porta dello studio, quando un urlo agghiacciante uscì dalla gola di Crystal: cadde in ginocchio, lacerandosi i vestiti, come se fossero questi a non permetterle di respirare. Il Marchio Nero impresso sulla pelle bruciava più del dovuto, costringendo la pelle a lacerarsi e sanguinare.

Severus s'inginocchiò accanto a lei, cercando di sostenerla per un braccio ed abbracciandola per calmare il suo pianto e l'insopportabile dolore, tenendo tutti i professori distanti.

- Madama Chips, prepari l'occorrente in infermeria!La porteremo non appena si sarà calmata.  -

Ancora pochi istanti di dolore infernale, i suoi occhi spalancati per la sofferenza, una rosa rossa marchiata sulla fronte per qualche attimo. L'energia si esaurisce, sviene fra le braccia del suo amante.

 

§    §    §

 

- Aaaahhh. . . -, urlò Crystal, svegliandosi sul lettino dell'infermeria.

- Amore mio, è tutto a posto. Ci sono qui io, shhh. . . -, le sussurrò dolcemente Piton, abbracciandola e accogliendo fra le sue mani le calde lacrime della ragazza.

- Oh, Severus, un incubo, un incubo terribile. Lui è tornato e mi vuole, mi vuole con lui. Aiutami, aiuto. . . -, continuò lei, fra le braccia del professore, piangendo per il terrore degl'incubi appena vissuti.

- Crystal, anima mia, calmati adesso, cerca di riposare. Nessuno ti toccherà, nessuno ti porterà via da me, te lo prometto. Madama Chips -, continuò poi Piton, - si è svegliata. Rimanga qui lei, devo parlare con Silente. -

La baciò sulla fronte, poi uscì dalla stanza e si trovò nello studio del preside.

- Che diavolo era? -, gridò Piton a Silente, sbattendo la porta dietro di lui.

- Severus, calmati. Di cosa stai parlando? -

- Che diavolo era quella cosa sulla fronte di Crystal?Quella. . . rosa rossa, sulla pelle, cos'era? -

- Beh, Severus, è una storia lunga e non credo che. . . -

- Al diavolo, Albus!Voglio sapere ogni cosa: quella rosa, perchè era sulla sua fronte?e perchè il marchio di Voldemort sanguinava?Prima ero da lei, e il Marchio Nero è quasi scomparso dal suo braccio. Raccontami tutto. -, disse infine il professore guardando con occhi minacciosi Albus Silente.

- Molto bene, Severus. La storia inizia alla nascita di Crystal, il 12 Luglio di veniquattro anni fa, frutto dell'amore fra Oceanus e Selena Redrose. Oceanus Redrose era un mago purosangue da generazioni e generazioni, sempre appartenuti a Corvonero;  quando Voldemort divenne il Signore Oscuro, Oceanus si alleò con il ministero della magia per guidare guerre e schieramenti contro di lui. Dopo la momentanea caduta di Lord Voldemort, nacque Crystal e poco dopo ch'era venuta al mondo quella rosa rossa le comparve sulla fronte: non ci volle molto per capire che quel simbolo le era stato donato dall'amore che i suoi genitori avevano per lei, un marchio come la cicatrice di Harry. Lei, poi, frequentò questa scuola e ti conobbe; o, per meglio dire, perse la testa per te!S'innamorò a tal punto, che entrò nei mangiamorte per starti accanto. Quando Voldemort la vide, capì che c'era qualcosa in lei, qualcosa di speciale, un grande potere che avrebbe potuto aiutarlo nella sua brama di potere. Ma dopo l'ennesima sconfitta, lei uscì dal gruppo, facendo perdere le sue tracce, per poi ricomparire alla nostra porta come professoressa. I suoi genitori hanno perso la vita in uno scontro verso il Signore Oscuro,  pochi anni fa; l'hanno salvata da un attacco diretto contro di lei, proprio come Lily con Harry. Ed ora Voldemort la sta richiamando a sé, con i suoi seguaci già pronti per un'altra battaglia; ma il Marchio Nero non può resistere all'amore forte come può essere solo quello di una madre per la propria creatura, ecco perchè sta scomparendo. -

Silente tornò a sedersi alla poltrona, mentre guardava Severus, che a sua volta lo fissava incredulo.

- Io non sapevo che. . . insomma il motivo per cui. . . Crystal, nei Mangiamorte! -, balbettò Piton, cadaverico.

- Severus, ormai è salva, anche grazie a te. Le hai fatto scoprire la gioia di essere amata e di amare liberamente, proprio come i suoi genitori. Ecco il motivo per cui il marchio del Signore Oscuro sta sparendo: l'amore è più forte, di tutto il Male del mondo, sempre e comunque. Si deve combattere, Severus, voi due insieme potete sconfiggerlo, dovete sconfiggerlo! -.

Piton si alzò dalla sedia e guardò Silente per un momento interminabile.

- . . . E lo sconfiggeremo! -. Il preside lo guardò con un sorriso dolce e incoraggiante, dopodichè lo congedò.

Il professore tornò all'ala dell'ospedale dov'era Crystal; entrò e lasciò che Madama Chips li lasciasse soli.

Dopo che se ne fu andata, Piton si sedette vicino alla sua donna e le prese una mano, mentre lei dormiva.

- Amore mio. . . -, sussurrò fra le lacrime, - nessuno ti farà del male, né ora né mai, in eterno. Non lo permetterò. -

La guardò distesa su quel letto per un'ultima volta, poi raggiunse gli altri per la cena nella Sala Grande.

Arrivò ch'era tardi, quindi metà degli studenti se n'erano già andati e quelli che rimanevano sarebbero rimasti ancora per poco.  Severus si sedette vicino al preside e alla McGrannit, che lo guardava mestamente:

- Severus, come sta Crystal? -, gli chiese poi Minerva.

Gli occhi del professore si velarono di lacrime, ma non una sola uscì.

- Riposa, riposa beatamente. -, rispose lui soltanto e finì la sua minestra, mentre il pianto trattenuto si liberava sulle gote fulve.

Al termine del pasto, si alzò dalla sedia e lasciò la stanza, per dirigersi verso la camera da letto: come gli sembrava fredda adesso che lei non c'era, che non era lì a scaldarlo col suo amore prorompente. Solo la luna gli era compagna per quella sera; si sdraiò sopra le coperte, ancora vestito, e lasciò che la dolce figura di Crystal ch'era nella sua mente lo accompagnasse nel sonno più profondo e senza incubi.

 

§    §    §

 

- Severus. . . Severus. . . amore mio. . . -

Piton aprì gli occhi quasi disturbato; il sole entrava dalla finestra, completamente spalancata.

- Buongiorno, professore! -, sorrise Crystal, seduta accanto a lui sul letto.

La guardò per un istante, poi la baciò: quanto gli era mancata seppur per un solo giorno.

- Quando sei uscita? -

- Proprio ora!Sono venuta a svegliarti per scendere a fare colazione. Silente ci vuole parlare più tardi. . . -

- Va bene, allora scendiamo. -

La prese in braccio e la lasciò soltanto quando furono davanti ai colleghi nella Sala Grande.

- Buongiorno a tutti!. . . E buon appetito! -, disse Severus a tutti gli alunni e al preside.

Esaurì la colazione tenendo la mano a sua moglie, che lo guardava rapita. Anche lui l'era mancato molto.

Le lezioni erano state sospese anche quel giorno, dopo la notizia di un attacco di Voldemort poco distante da Hogwarts.

- Gli alunni nei dormitori, i professori nel mio studio. Immediatamente! -, disse Albus Silente, con voce malferma.

Quando professori e preside furono tutti riuniti, si decise di iniziare a preparare le difese.

- L'attacco di Voldemort è imminente, questo è chiaro. L'unica cosa che possiamo fare è prepararci e sperare per il meglio.  Madama Chips, lei dovrà assicurarsi che gli studenti siano ben protetti e vi sia sempre tutto l'occorrente in infermeria.

Minerva, tu e gli altri dovrete accompagnare i ragazzi ogni sera nei loro dormitori e fare un giro di perlustrazione per il castello. E infine, Severus e Crystal. . . -. Il preside abbassò lo sguardo e il silenzio calò nella stanza.

- Dovremmo avvicinarlo noi due e sferrare un attacco combinato. . . -, suggerì Crystal.

- NO! -, gridò Severus, - Non se ne parla! -

- Crystal ha ragione, siete gli unici che possono farlo. Inoltre, Crystal ha un grande potere da sfruttare. . . non dimenticarlo, Severus. -

- Rischia la vita! -, replicò lui livido.

- Oh, Severus, se perdere la mia vita vuol dire salvare la tua. . . sono ben disposta a morire! -

Piton la strinse con tutta la forza che aveva in corpo: - Crystal. . . -, le sussurrò all'orecchio, asciugandole le gote dal pianto.

La guardò per un attimo, poi si rivolse agli altri:

- E' deciso, partiremo domattina. -

Uscirono dall'ufficio del preside e trascorsero tutta la giornata ad Hogsmeade, per cercare di distrarsi; e poi gli piaceva vederla ridere o guardarla mentre parlava. Era tutto per lui.

Quando tornarono ad Hogwarts era il tardo pomeriggio; iniziarono a rincorrersi a perdifiato, cadendo insieme sull'erba, baciandosi ed abbracciandosi per il parco. Arrivarono al lago: erano stesi sul prato, avvinghiati l'una all'altro per guardare il tramonto. Il sole era quasi scomparso all'orizzonte, gli ultimi bagliori riflessi sull'acqua trasparente.

- Ti amo. . . -, le sussurrò all'orecchio con voce calda.

Lei si girò e lo baciò con passione, con desiderio represso: - Severus, fai l'amore con me. . . -, mormorò lei ansimando e carezzandolo ovunque. Si liberarono dei vestiti e lui iniziò ad esplorarla piano, stuzzicandola.

Poi scivolò su di lei e prese a muoversi incalzante, stringendola più ch'era possibile, baciandola e tormentandole i seni.

Al culmine del piacere, si strinsero e rotolarono sull'erba fresca, gemendo entrambi per l'estasi che stavano dividendo.

Rimasero così, nudi, finchè la luna prese a splendere sopra i loro corpi avvinghiati. Si alzarono e rivestirono in fretta.

- E' un rischio che non voglio farti correre -, disse lui ad un tratto.

- Severus, non essere sciocco!Voldemort va fermato, a qualsiasi costo -

- Non a costo delle tua vita! -, urlò Piton. La sua voce risuonò chiara nei giardini, provocando un eco distante.

Lei gli corse incontro, gettandosi fra le sue braccia:  - Non mi perderai, amore mio. Non mi perderai. . . -.

 

§    §    §

 

Ancora notte ad Hogwarts, eppure una finestra brillava già.

- Dovete stare molto attenti. Voldemort vi porrà certo delle domande, a cui dovrete rispondere con serenità e sicurezza. Non voglio che rischiate la vita, quindi Fanny vi seguirà a debita distanza: in caso di pericolo mi smaterializzerò da voi in un attimo. Ora andate. . . e buona fortuna! -. Questi gli avvertimenti di Albus Silente.

Severus e Crystal proseguirono verso la Foresta Proibita, facendo sparire i loro corpi nell'antro di un'umida caverna.

Si materializzarono al centro di una buia sala, sovrastata da una scalinata con un trono.

- Ti stavo aspettando, Severus. E Crystal, quale onore. . . -, sogghignò Voldemort.

- Mio Signore, Crystal è tornata per seguirti nella tua nobile opera. Potrebbe essere un aiuto. . . -

- Ohhh, finiscila Severus!Non continuare questa farsa!Non ce n'è bisogno!So perfettamente che non mi sei più devoto, ma che segui il grande Albus Silente -. La risata che seguì parve gelare la sala stessa e loro due al centro.

- Crucio! -. Severus e la donna furono sbalzati contro la parete.

Clap. . . clap. . . clap. . . - Complimenti mio Signore!Certo non hai perso il tocco. . . -

- Sì, Lucius, hai proprio ragione! -, esclamò Voldemort in un ghigno, guardando Piton che si rialzava da terra e cercava di raggiungere Crystal.

- Amore mio, alzati. . . -, le sussurrò pianissimo. La voltò e rimase stupito: la rosa rossa era ben visibile sulla pelle, come se stesse combattendo contro la Magia Oscura che la circondava. L'aiutò a rialzarsi, con grande fatica.

- Bene, Voldemort, è la resa dei conti a quanto pare. Questa notte sarà decretato il vincitore e il vinto. . . -

- E' ciò che stavi aspettando, Severus?Il giorno in cui mi avresti sconfitto e saresti vissuto in pace nella tua Hogwarts?Mi dispiace doverti chiamare illuso. . . Ma no, non sono dispiaciuto. In fondo sei solo uno sporco traditore, che non merita di vivere! Crucio! -. E ancora una volta si schiantarono sul gelido muro, ormai all'estremo delle forze.

- Severus, è il momento di unirci e di sconfiggerlo per sempre! -, disse la donna con fare deciso.

- Crucio! -, urlò Piton, puntando la bacchetta contro Lucius e lasciandolo tramortito a terra. Con un incantesimo chiuse tutte le porte che portavano alla sala, per non far giungere i Mangiamorte.

- Ci siamo, Lord Voldemort. E' la fine. -, disse Crystal con bagliore luciferino negli occhi.

- Bene, bene, bene. . . ho sempre saputo che avevi un grande potere. Spero di poterlo saggiare appieno. -

- Oh, Voldemort. . . l'avrai completamente. Crucio! -, urlarono insieme lei e Severus.

Il Signore Oscuro volò per parecchi metri, finendo a terra incolume, rialzandosi immediatamente.

- Vi siete allenati in questi anni. Ma è tempo di concludere: Avad. . . -

- Crucio! -, urlarono di nuovo i due maghi, appena in tempo per contrastare il potente incantesimo di Voldemort, il quale venne sbalzato ancora una volta, contro il possente muro.

Era ancora a terra quando Crystal e Piton scagliarono un altro incantesimo, e un altro, e un altro ancora. . .

Il silenzio era calato sulla sala: Voldemort era appena poggiato al muro, la testa ciondolante sul corpo; Severus e Crystal al centro,  sfiniti per l'energia che avevano usato scagliando formule contro il Signore Oscuro. Erano l'una fra le braccia dell'altro, felici per aver vinto e stavano per lasciare quel luogo, quando un rumore li fece voltare, molto lentamente.

- Credevate davvero di potermi sconfiggere con così poco? -, di nuovo quella risata gelida, senza emozioni.

- Crucio! -, il più potente che il mago potesse scagliare.

Dopo un lampo e un raggio rosso, Crystal venne sbattuta addosso una colonna, investita in pieno.

- Crystaaal!Nooo! -, urlò Severus nel pieno terrore.

- Quando si riavrà potrà godersi lo spettacolo per intero! -. Detto questo, il corpo della donna venne issato ed incatenato con un incatesimo oscuro, cosicché neanche Piton riuscì a liberarla.

Erano uno di fronte l'altro; si squadrarono per attimi interminabili, stringendo le loro bacchette con tutta la forza che avevano.

In quel momento, Crystal stava riaprendo gli occhi: - Severus! -

- Crucio! -, gridò Voldemort a pieni polmoni. Severus a terra, la bocca che sanguinava.

- Crystal!Resta pure e goditi lo spettacolo! -, aggiunse poi il Signore Oscuro.

La donna, come presa da nuove energie, iniziò a dimenarsi nelle catene che l'imprigionavano. La rosa brillava sulla pelle.

- Crucio! -, gridò ancora Lord Voldemort. Severus di nuovo schiantato al suolo, quasi senza sensi.

- Severus! -, invocò Crystal. - Severus! -, ripeté.

- Ed ecco la parte del gioco che preferisco: la fine della partita. AVADA KEDAVRA! -, urlò Voldemort, con i rossi occhi spalancati.

Nel momento in cui il Mago Oscuro lanciava la formula, Severus si alzò da terra e rimase ritto in piedi.

Poco prima che fosse investito dal raggio mortale, Crystal si parò davanti a lui, assorbendo l'incantesimo per salvarlo.

Come uno specchio, il fulmine magico tornò indietro e colpì Voldemort in pieno: la rosa rossa sulla fronte della donna stava risplendendo di un rubino intenso, sanguigno, e mandava luminescenze per la stanza.

 

§    §    §

 

Silenzio, solo il silenzio governava su quel luogo.

Voldemort giaceva inerme sul pavimento, sdraiato senza vita sugli scalini sotto il suo nero trono. Era stato sconfitto.

Dalla parte opposta, Severus Piton teneva Crystal fra le braccia; la teneva stretta sussurrando il suo nome fra le lacrime:

- Crystal. . . Crystal, amore mio. . . -, le mormorava nell'orecchio. La rosa sulla fronte stava sparendo. . .

- Severus, ti amo. Vivi, resisti. . . amami in eterno, amore mio -, disse lei, in un ultimo respiro, abbandonandosi esanime fra le sue mani.

- NOOO. . . . . . -, urlò Piton come dannato, immerso in un pianto disperato, dondolandosi con ancora lei fra le braccia.

La rosa rossa era scomparsa dalla sua candida pelle.

Un fascio di luce illuminò la stanza e in uno schiocco di dita il corpo di Lord Voldemort si disintegrò in uno sfrigolìo.

- Severus. . . -

- Preside Silente. . . io non ho potuto salvarla. . . -

- Lo so, Severus, lo so. Non è stata colpa tua: lei ha deciso di sacrificare la sua vita per salvarti. Quella rosa ti ha salvato. . . -

- Sì, la rosa rossa della mia bellissima Crystal -.

In un momento i due maghi si trovarono ad Hogwarts, nei giardini della scuola: tutti i professori erano lì riuniti, per accogliere Piton. Minerva McGrannit gli si gettò fra le braccia, con affetto materno: - Bentornato, Severus -.

Il corpo di Crystal Redrose era deposto davanti a loro, sul soffice manto d'erba. Albus Silente prese la parola.

- Amici, colleghi. La perdita di Crystal non deve essere dimenticata, ma rimanere nella nostra memoria. Per sempre. -

E voltandosi verso il corpo della giovane donna, in una magia la trasformò in un fiorito roseto dal colore del rubino più puro, sempre esposto alla brezza del mattino.

Intanto, verso il caldo cielo d'Oriente, il sole spuntava per dominare sul mondo.